Un volume che narra di come sia cambiata la sua vita grazie all’amore per la figlia Ilary con cui ora produce video e contenuti per bambini.
Un milione di seguaci su TikTok con una media di 15 milioni di visualizzazioni al mese, oltre 400mila iscritti sul canale Youtube, 315 mila su Instagram, è entrato nelle case e soprattutto nel cuore di tante famiglie.
“Non è stato facile – spiega – poco dopo la nascita di Ilary, mia figlia (che ora ha compiuto 6 anni ndr) arriva la decisione dell’autorità giudiziaria di chiudere il forno di famiglia per problemi legati ai proprietari delle mura del locale. Saracinesche abbassate e per me inizia l’incubo. Disoccupato con una figlia appena nata da crescere. Niente soldi, mi sono separato poco dopo. Ho iniziato a dormire per strada, in un’auto che mi prestava un amico. Problemi su problemi. Lavori saltuari, 20 euro, 30 euro. Ma non ho mollato. Dentro di me pensavo ‘avrò la mia occasione’. Non ho mollato per lei”.
“Ho pensato a Ilary, non poteva andare avanti così. Mi sono riorganizzato, qualche lavoretto di poco conto che mi consentiva di dar da mangiare a mia figlia e nel mentre ho coltivato la passione per internet, per i video, per i social. Ho iniziato a raccontare la vita di un padre separato insieme alla propria figlia. All’inizio mi guardavano 4 persone, ma col tempo Ilary è cresciuta. Ho aperto Facebook, TikTok, Instagram e, grazie all’attuale mio manager e amico Vincenzo Spinelli titolare dell’agenzia Whatthefactory, il canale Youtube che mi ha permesso di monetizzare i video che facevo, filmando le giornate con mia figlia, quello che facevamo insieme. Ora, in totale, abbiamo 2 milioni follower. Ma se non ci fosse stata Ilary non so dovrei sarei adesso e, a dire il vero, non so se sarei ancora vivo”.
Soprattutto ora che è arrivato il successo, Stefano Pollari non dimentica da dove è partito e il suo passato.
L’influencer racconta anche di un episodio, che ha anche riportato nel suo libro, che probabilmente è stato un altro motivo della sua voglia di riscatto.
“Lavoravo in un altro forno dopo la chiusura della nostra attività e faceva ovviamente caldissimo lì dentro. Non avevo mezzi, né altro. Dovevo prendere mia figlia a casa della madre. Arrivai in ritardo come spesso accadeva, ma quel giorno l’autobus sembrava non arrivare mai. Sotto casa, a portarmi Ilary, arrivò una mia parente che guardandomi in faccia con mia figlia in braccio mi disse: Sei proprio un cogl…. Non ebbi nemmeno la forza di rispondere, mi sono portato dentro quell’insulto per anni. E ora, che sto avendo la mia rivincita vorrei tanto risponderle Hai visto? Il cogl… ce l’ha fatta. Nel libro questo aneddoto c’è”.
La vita di Stefano e sua figlia ora procede alla grande.
“Ho una bella casa sicuramente – spiega ancora – e una vita felice. Anche a livello economico sto bene, adesso il libro con la Mondadori e collaborazioni con diversi brand importanti. Abbiamo anche girato insieme a mia figlia uno spot con Frassica e Abatantuono”.
E poi la passione per il calcio.
“Sono romanista, malato di Totti – confessa – pensate che mia figlia l’ho chiamata Ilary perché era la moglie del Capitano. Certo, se sapevo che sarebbe finita così tra loro due, avrei scelto un altro nome…”, conclude.
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