Street Art a Ragusa: l’ex fabbrica di bitume trasformata in museo open air

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A Ragusa si trova una fabbrica che produceva bitume con cui sono state asfaltate la gran parte delle strade di mezza Europa, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Quel sito industriale era la fabbrica Antonino Ancione che, dopo aver spento definitivamente le macchine nel 2013, ha riaperto sotto un’altra veste, ovvero per ospitare “Bitume – Industrial Platform of Arts”, un progetto che ha ridato vita a questo luogo industriale, con qualcosa di unico, soprattutto per la nostra provincia, ma che purtroppo, almeno per ora, non è possibile visitare.

Tra i capannoni, i macchinari e i container si trovano, infatti, oltre trenta opere realizzate dai tanti artisti coinvolti in questo progetto sviluppato nel solco di FestiWall e inaugurato nell’ottobre del 2020. FestiWall è un Festival di arte pubblica che in cinque anni ha attraversato la città di Ragusa innescando una riflessione sullo spazio urbano e il bene comune. Bitume è un progetto che intreccia arte pubblica e archeologia industriale, storia civica e memoria di un luogo, sperimentazione estetica e indagini geologiche sulla materia che lì veniva prodotta. 

Dentro il perimetro della fabbrica sono state realizzate decine di opere per lo più murarie, ma anche sculture. Più di trenta le opere realizzate nei 147 mila metri quadrati di spazio occupati dallo stabilimento Ancione, per decenni punto di riferimento dell’industria siciliana. Tra gli autori che hanno dato il loro contributo, anche tanti nomi internazionali: il duo Sten e Lex, l’australiano Guido van Helten, il calligrafista italiano Luca Barcellona, il polacco M-City, lo spagnolo Sebas Velasco, i greci Simek Dimitris Taxis, il moscovita Alexey Luka,l’italiana Martina MerliniMoneyless Never 2501, l’argentino Francisco Bosoletti, il madrileno Ampparito, i tedeschi Case Maclaim e SatOne, il siciliano Ligama e il fotografo Alex Fakso

Le opere tutte bellissime e di grande impatto. Come quella dell’artista tedesco Case Ma’Claim che, sul prospetto dell’area dove venivano collocati i mezzi per asfaltare le strade, ha incorniciato il suo lavoro con la scritta “io fu già quel che voi siete e quel ch’io son voi ancora sarete”. L’opera rappresenta il cadavere di un cavallo in decomposizione tra le carcasse di automobili e motociclette. Oppure quella dell’australiano Guido van Helten che ha ritratto Carmelo Bentivoglio, soprannominato Meno Leffa, per 38 anni falegname per la famiglia Ancione. L’opera è un omaggio a tutti quei lavoratori che, con il loro impegno, hanno contribuito a costruire il concetto moderno di città.

Dal 17 maggio scorso, giorno in cui la Sicilia ha allentato le misure restrittive adottate per il contenimento dell’emergenza epidemiologica, l’organizzatrice del progetto site specific di Festiwall, l’associazione culturale Pandora, ha chiesto alla Antonino Ancione SPA in liquidazione, la possibilità di prorogare il comodato d’uso, per un periodo limitato di tempo, e nel pieno rispetto di tutti i criteri di sicurezza necessari. La richiesta aveva come unico scopo quello di permettere, ai numerosi spettatori che, per le note restrizioni non hanno potuto vistare il complesso industriale, di accedere ad una pagina di storia economica e industriale di cruciale importanza per la comunità ragusana, riletta dalle opere di 25 artisti provenienti da tutto il mondo. Ma l’area industriale, a quanto pare, è oggetto di una contrattazione privata con un promittente acquirente e, secondo la società, le visite guidate potrebbero turbare lo svolgimento della trattativa. Le richieste che giornalmente arrivano per poter visitare il sito saranno dunque disattese, nonostante gli svariati tentativi da parte dell’associazione Pandora di conciliare le esigenze della proprietà con quelle degli spettatori. Alla luce di tutto questo è necessario puntualizzare che l’amministrazione di Ragusa nella persona del Sindaco Peppe Cassì oltre a sostenere con entusiasmo la manifestazione, ha fatto tutto il possibile per ottenere una proroga, contattando anche il promittente – acquirente, che aveva dato piena disponibilità allo svolgimento e alla conclusione delle visite guidate.

Bitume è soprattutto una modalità di approccio all’archeologia industriale, un’indicazione su “come” intervenire su determinate “zone produttive” in disuso, in relazione alla comunità che l’ha nutrita e alla materia che in questi luoghi è stata lavorata – si legge sulla pagina FB – Lo svolgimento dei tour guidati è sempre stato pensato come step temporaneo, preludio esperenziale alla realizzazione di un volume-catalogo che racconterà della più che secolare attività di estrazione e trasformazione della roccia asfaltica e del progetto Bitume platform. La mancata fruizione non interrompe il progetto, ma crea solo un imprevisto ostacolo al delicato processo di ri-conoscenza che Bitume aveva predisposto per la collettività. La memoria, per Bitume, altro non è che un ponte fra esperienze passate e prospettive future, un riverbero dell’identità collettiva su quello che è stato uno spazio produttivo. A tutte le lavoratrici e i lavoratori della Limmer, della Val de Travers, della H.B. Aveline, della A.B.C.D., della Antonino Ancione SPA e di tutte le compagnie che hanno fatto la storia delle miniere di Contrada Tabuna va l’omaggio di Bitume Platform of Art. Ai pronipoti di quegli stessi lavoratori il compito di custodirne la memoria per farla germogliare.”

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Angela La Terra

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