A riportare la notizia alcuni quotidiani locali, come il Corriere del Veneto e il Gazzettino.
La causa da più di un milione di euro, secondo quanto riferiscono i quotidiani, pone le proprie fondamenta sulla diagnosi successiva all’asportazione del neo.
Secondo i parenti, la 31enne è morta a causa della omessa diagnosi di un melanoma che, per errore, anni prima nel referto istologico fu confuso con un neo benigno. E una volta emerso il male, era troppo tardi per curarlo.
“L’esito dell’accertamento tecnico preventivo del tribunale non certifica responsabilità evidenti degli ospedali coinvolti in merito ad analisi e cure effettuate, mettendo invece in luce la particolare difficoltà di diagnosi rispetto al caso clinico – recita una nota dell’Ulss 3 riportata dal Gazzettino – Motivo per cui i legali della famiglia decidono in questi giorni di citare in giudizio l’Azienda sanitaria. Inoltre la somma risarcitoria richiesta dai legali della famiglia, particolarmente ingente, induce l’azienda sanitaria a svolgere con i propri legali e con la compagnia assicurativa ogni ulteriore e opportuna valutazione”.
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