3 euro per scaldare il biberon, esplode l’ennesima polemica: “Intollerabile speculazione”

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Continua senza sosta la “battaglia” tra ristoratori e clienti, che fanno a gara a pubblicare gli scontrini pazzi che prevedono sovrapprezzi per servizi aggiuntivi che fino a poco tempo fa erano gratuiti. L’ultimo caso riguarda l’euro e cinquanta in più per l’aggiunta di Grana sulla pizza, ma senza alcuno sconto sulla mozzarella tolta.

Una nuova polemica è esplosa a Vieste per uno scontrino, o meglio per un mancato scontrino per il servizio di riscaldamento del biberon.

3 euro per scaldare il biberon: la ricostruzione dei fatti

Come riferito dall’associazione Giustitalia una donna 38enne, dopo essere stata accompagnata dal marito sul lungomare per poi raggiungere la spiaggia, ha chiesto ad un bar la possibilità di scaldare a bagnomaria il biberon per il figlio.

La richiesta del barista ha però fatto sgranare gli occhi alla donna: 3 euro, tra l’altro senza alcuno scontrino né ricevuta fiscale.

La denuncia di Giustitalia

Giustitalia è intervenuta sulla vicenda sottolineando non solo l’assurdità di far pagare 3 euro un normale riscaldamento del biberon, ma anche il fatto che non è stato emesso alcuno scontrino.

“Il chioschetto – ha spiegato l’associazione – pur essendo una struttura privata che esercita attività commerciale, e che quindi ha sicuramente diritto di ‘guadagnare’, essendo ubicato proprio nelle vicinanze di una rinomata spiaggia è come se svolgesse, quantomeno di fatto, una somministrazione di cibo, bevande ed ‘assistenza’ alimentare varia turistica in regime di quasi ‘monopolio’ nei confronti dei villeggianti che necessitano di approvvigionamento – a volte anche di semplice cibo ed acqua – o, magari, come in questo caso, di un semplice ‘servizio’ di assistenza”.

Infine l’associazione punta il dito contro il bar, che non solo ha richiesto 3 euro per un servizio normalmente offerto dalle attività ristorative, ma non ha rilasciato alcuna ricevuta: “Imporre un ‘prezzo’ di ben 3 euro per scaldare a ‘bagnomaria’ un biberon di latte di un bambino rappresenta una intollerabile speculazione economica ai danni dei consumatori. Ma la cosa ancora più grave è che non viene rilasciato alcuno scontrino fiscale”.

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Redazione Nazionale

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