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Abbiamo gli stadi peggiori in Italia, ma il fattore campo ne risente davvero?

Pubblicato il 12 Aprile 2023

Avere nuovi stadi di proprietà è un vantaggio determinante per le squadre, ma in Italia non lo abbiamo ancora capito

Dati alla mano, è oggettivo il fatto che – a parità di forze in campo – le squadre che giocano in casa vincano mediamente più partite rispetto a quelle in trasferta. In uno sport come calcio, fortemente influenzato dal contesto e dai tifosi, le formazioni che giocano fra le mura amiche sono favorite sulla propria avversaria.

I motivi non sono ovviamente misurabili: la squadra di casa non parte in vantaggio di un gol, né gioca con un calciatore in più in campo. Ma per una serie di ragioni è oggettivamente più probabile trionfare nel proprio stadio piuttosto che in quello altrui: dall’aiuto dei tifosi alla familiarità con il terreno di gioco, fino all’assenza di un viaggio di centinaia di chilometri.

Tuttavia, in Italia non lo abbiamo ancora capito.

La situazione degli stadi in Italia

Inutile nasconderlo: l’Italia è tra i paesi con i peggiori stadi d’Europa. Impianti vecchi, poco agevoli, mal organizzati e dotati di pochi comfort. Basti pensare che l’età media delle nostre strutture è di ben oltre 50 anni di vita.

Nulla a che vedere ad esempio con la Premier League, che negli anni ’90 del secolo scorso ha attuato una riforma totale per rivoluzionare il tifo: stadi moderni nuovi di zecca ed eliminazione massiva dei cosiddetti “hooligans”.

In Italia non ci siamo ancora riusciti. Tanti presidenti non lo hanno ancora capito e non considerano come priorità la realizzazione di un nuovo stadio di proprietà. E chi invece ci è finalmente arrivato, si è scontrato con la terribile burocrazia nostrana: dove non è il Comune a porre dei paletti, ci pensa la Regione. Ed ecco che siamo punto e a capo.

A margine del convegno tenutosi al Coni, è intervenuto il presidente della Figc Gabriele Gravina.

In Italia siamo lontani anni luce dagli altri paesi europei. Non ci siamo evoluti, soprattutto per quanto riguarda gli stadi, che invece rappresentano un aspetto fondamentale” – ha spiegato Gravina, che poi ha continuato – “Aggiungo un dato significativo: negli ultimi 15 anni, in Europa sono stati costruiti ben 187 stadi, di questi solo 5 sono italiani. Pensate che solo Polonia e Turchia ne hanno realizzati 29”.

Le squadre di Serie A che guardano al futuro

Tanto per cominciare, in Serie A al momento ci sono solo 4 squadre che detengono stadi proprietà: la Juventus con il suo Allianz Stadium, poi il Gewiss Stadium dell’Atalanta, il Mapei Stadium del Sassuolo e la Dacia Arena dell’Udinese. Tutte le altre formazioni, invece, sono legate ai voleri del rispettivo Comune o della Regione.

Se si aggiunge l’impianto del Frosinone in Serie B, si contano appena 5 stadi di proprietà in Italia su 40 squadre, tra la massima serie e quella cadetta. Numeri impietosi.

Il progetto da prendere come esempio è senza dubbio quello della Vecchia Signora, che nel 2011 ha eretto a Torino la propria fortezza. Sarà un “caso”, ma da quel momento la Juventus ha iniziato a dominare in Italia: proprio dal 2011, infatti, sono arrivati 9 scudetti consecutivi. Ma questa è solo l’ennesima dimostrazione del fatto che, come si vede dalle indicazioni di www.bookmakersaams.eu, il fattore campo faccia la differenza.

Ottimo lavoro, come detto, anche di Sassuolo e Atalanta, che hanno comprato lo stadio di Reggio Emilia e Bergamo e poi ci hanno investito decine di milioni di euro. Bene anche l’Udinese, che qualche anno fa ha realizzato un bellissimo restyling al suo vecchio impianto.

Altre squadre invece, non avendo lo stadio di proprietà, sono ferme da anni. Su tutte Milan ed Inter, che non hanno ancora l’approvazione definitiva per il nuovo San Siro da parte della Regione Lombardia. Problemi ed inevitabili rallentamenti anche per i progetti di Roma, Bologna, Fiorentina, Spezia, ma anche Parma e Cagliari. Insomma, da qualche parte le intenzioni ci sono. Ma la strada, in Italia, è ancora lunga.