Pubblicato il 6 Dicembre 2025
Ordine Architetti Catania, focus sulle Pari Opportunità.
“IL PAESE CHE VORREI” PUNTA SULLA VERA ACCESSIBILITÀ
Architetti, ingegneri, geometri e avvocati a confronto
Catania – “Vorrei tanto che il mio Paese fosse privo di gradini, privo di divieti invisibili che ci escludono”.
Leggendo la lettera di un ragazzo diversamente abile, la presidente della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Catania e Referente dell’Osservatorio Pari Opportunità Melania Guarrera, ha introdotto il focus “Non solo tracce di inclusività – Percorsi Accessibili”, svoltosi venerdì pomeriggio presso la sede dell’Ordine etneo.
Un convegno che ha focalizzato l’attenzione su quanto è stato già fatto, ma soprattutto su quanto occorre ancora fare per rendere le nostre città accessibili a tutti. Senza alcuna esclusione. «Dal 2021 – ha spiegato Melania Guarrera – il nostro Ordine si occupa di Pari Opportunità: insieme ad altri ordini professionali abbiamo costituito un comitato interordinistico. Durante il convegno abbiamo parlato di Pari Opportunità prettamente connesse con l’accessibilità, proprio perché entrambe devono camminare insieme, senza accesso adeguato non tutte le persone possono beneficiare di tutte le opportunità».
Un percorso ancora lungo, ma che vede gli architetti in prima linea: «Le città italiane e soprattutto quelle del Sud – ha dichiarato il presidente dell’Ordine Architetti PPC Catania Alessandro Amaro – in termini di accessibilità, risultano, purtroppo, ancora molto carenti. C’è tanto da lavorare. Noi architetti ci impegneremo con i nostri interventi di progettazione, riqualificazione e rigenerazione».
Durante il focus sono intervenuti esperti di diversi Ordini professionali: sullo stesso tavolo si sono confrontati anche avvocati, ingegneri e geometri. Con la relazione “Le ‘barriere’ … ‘discriminano. Norme e applicazioni”, il Componente CPO Ordine Avvocati Catania Enrico Antonio Orsolini ha sottolineato che «ancora oggi esistono sia barriere fisiche che barriere morali ed etiche; durante il convegno abbiamo trattato quelle fisiche, le barriere architettoniche che impediscono l’accesso alle persone con disabilità in diversi luoghi, esaminando l’argomento anche dal punto di vista normativo, giuridico e giudiziario».
Il geometra Nello Veloce, membro CERPA e vicepresidente FACTA Onlus, ha parlato – durante la sua relazione “Guardare le città in modo inclusivo e accessibile” – del “gradino agevolato”. «Sperimentato dall’ufficio barriere architettoniche del Comune di Venezia, è una soluzione alternativa, prevista dalla legge: si tratta di una piccola rampa modulare realizzata con tre rampe (una da 7 cm e due da 30 cm) che hanno pendenze completamente diverse e permettono di accorciare la pendenza delle rampe fino a 45%. Il gradino agevolato si applica laddove non è possibile garantire il massimo dell’accessibilità previsto dalla legge».
«La legge madre su questo tema – ha spiegato il Presidente del Collegio Geometri e G.L. di Catania Agatino Spoto – è la legge13/89. In questi decenni si sono fatti molti passi avanti. Ma dobbiamo proseguire e soffermarci anche sul fatto che il disabile non è solo una persona su sedia a rotelle, ma anche un anziano che incomincia ad avere dei problemi nel salire delle scale. Già questa è una disabilità che non prendiamo in considerazione».
“Accessibilità in pratica: esperienze e progetti realizzati”, l’argomento trattato dalla Consigliera Ordine Ingegneri Catania e socia dello Scau Studio srl Alessia Di Mauro: «L’accessibilità in Architettura deve spronare noi colleghi a creare sempre qualcosa che si interfacci al meglio con le persone. I nostri progetti devono essere realizzati per la persona fisica e non astrattamente per il semplice concetto di “architettura”. Sulla stessa lunghezza d’onda, la Consigliera Ordine e Fondazione APPC_CT Melania Salpietro, che in collegamento ha parlato di “Una casa a prova di barriere”. «La sfida per l’architettura contemporanea sta proprio qui: superare l’immagine dei “classici” ambienti per disabili, spesso rigidi e privi di qualità estetica, per approdare a nuove soluzioni che integrano funzionalità e forma. Bagni e cucine diventano luoghi belli, misurati e proporzionati. L’attenzione ai dettagli ricopre un ruolo centrale. Sono le piccole decisioni, spesso invisibili, che costruiscono un ambiente inclusivo: un lavabo che non sembra “speciale” ma lo è, una doccia accessibile che si fonde con l’estetica del bagno, un percorso privo di barriere che diventa architettura e non semplice conformità».
“Il Paese che vorrei è un paese dove tutti possono muoversi senza problemi, dove chi mi aiuta a spingere la carrozzina non debba spezzarsi le braccia, dove un ragazzo come me che si muove in modo diverso non debba privarsi di andare in un parco giochi. Vorrei che la gente si rendesse conto che siamo tutti uguali”.

