Pubblicato il 3 Settembre 2025
Un’intesa nata in chat
Un semplice scambio di messaggi su WhatsApp tra due ex coniugi può avere la stessa forza di un accordo pre-matrimoniale. È quanto stabilito dal tribunale di Catanzaro, che ha riconosciuto la validità giuridica di un’intesa stipulata in modo informale tramite chat.
La vicenda riguarda due ex coniugi che, dopo la separazione, hanno continuato a comunicare via messaggistica. In questo contesto, l’ex marito si era impegnato a pagare la rata del mutuo della casa familiare, mentre l’ex moglie aveva dichiarato la rinuncia all’assegno di mantenimento.
La disputa giudiziaria
Dopo qualche tempo, l’uomo ha chiesto il rimborso degli arretrati del mutuo (circa 21mila euro) ottenendo un decreto ingiuntivo. La donna ha contestato la richiesta, sostenendo che l’accordo via WhatsApp fosse vincolante. Il tribunale le ha dato ragione, riconoscendo che l’intesa, pur non formalizzata davanti a un giudice, era chiara, reciproca e liberamente accettata.
La motivazione della sentenza
Il giudice ha sottolineato che anche un accordo informale in chat può valere come prova scritta, richiamando il principio giuridico della “volontà negoziale espressa per iscritto”. L’uso di WhatsApp è stato quindi considerato sufficiente in un contesto dove i rapporti tesi tra le parti rendevano difficile formalizzare un atto cartaceo.
La decisione segna un passo innovativo: un messaggio digitale può costituire una manifestazione di volontà giuridicamente rilevante, purché sia espresso in modo chiaro, libero e non lesivo.
I precedenti e i rischi
Questa non è la prima volta che un accordo digitale viene riconosciuto. Già ad aprile il tribunale di Padova aveva accettato uno scambio di email tra ex coniugi relativo alla spartizione dei beni, incluso l’immobile familiare.
Tuttavia, gli esperti avvertono: senza una cornice formale, le condizioni dell’accordo possono diventare terreno di conflitto, soprattutto in contesti familiari già tesi.
Il coinvolgimento del figlio
Nel caso di Catanzaro ha fatto discutere anche la testimonianza del figlio della coppia, chiamato a confermare la chat tramite uno screenshot. Un elemento che ha contribuito a consolidare la decisione del giudice ma che ha acceso il dibattito sul coinvolgimento dei minori in questioni patrimoniali dei genitori.
Una nuova prospettiva
La sentenza apre a una visione più flessibile e moderna della gestione degli accordi post-divorzio, in linea con l’uso ormai quotidiano delle chat di messaggistica. Allo stesso tempo, solleva dubbi tra giuristi e cittadini sull’uso inconsapevole di strumenti digitali che, da semplici mezzi di comunicazione, possono trasformarsi in prove vincolanti in tribunale.

