Pubblicato il 4 Ottobre 2025
L’attore è morto a 76 anni nella sua casa di Monaco.
Un volto che ha segnato la storia della televisione italiana e che resterà per sempre nella memoria del pubblico. Un grande interprete legato a un personaggio immortale.
Una sorta di destino del contrappasso accompagna molti grandi attori: essere ricordati per un solo ruolo, quello che ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo. È il caso di Remo Girone, scomparso ieri, 3 ottobre, nel Principato di Monaco, dove viveva da anni insieme alla moglie Victoria Zinny.
Per il pubblico, Girone resterà per sempre Tano Cariddi, il personaggio oscuro e tormentato de La Piovra, la storica serie televisiva che raccontò con intensità le lotte alla mafia, accanto a Michele Placido (il commissario Cattani) e Patricia Millardet (la giudice Silvia Conti).
Un artista raffinato e versatile
Dietro quel volto iconico si nascondeva un uomo gentile, elegante e riservato, nato ad Asmara (Eritrea) nel 1948. In oltre mezzo secolo di carriera, Girone ha attraversato teatro, cinema e televisione con una classe e una duttilità che pochi attori italiani possono vantare.
Fin da giovane mostrò un talento naturale: salì sul palco già in Eritrea e, dopo il ritorno in Italia a soli 13 anni, scelse di seguire la sua vera vocazione frequentando l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.
Amava profondamente il teatro, in particolare Anton Čechov, ma nel 1974 arrivò il debutto cinematografico con L’anticristo di Alberto De Martino. Nello stesso anno il regista ungherese Miklós Jancsó lo scelse per Roma rivuole Cesare, rendendolo noto anche al grande pubblico televisivo.
Da lì iniziò una carriera ricca di ruoli in film diretti da maestri come Damiano Damiani, Ettore Scola, Pasquale Squitieri, Riccardo Milani. Oltre 50 pellicole e innumerevoli apparizioni in tv ne fecero un interprete amatissimo anche all’estero, dove lavorò con registi come James Mangold, Ben Affleck, Jacques Rivette, Tom Tykwer e Antoine Fuqua, che lo volle nel 2023 in The Equalizer 3.
L’eredità di Tano Cariddi
Girone stesso amava raccontare che il suo Tano Cariddi nacque in parte dal personaggio di Raskol’nikov in Delitto e Castigo: “Venivo dall’aver interpretato Raskol’nikov a teatro. Era un uomo che si sentiva al di sopra della morale comune. Molto di lui è finito in Tano Cariddi”.
Nonostante il successo, Girone non ha mai voluto farsi definire da un solo ruolo: “Non scelgo i personaggi per le loro qualità morali, ma per il loro peso nella storia. Anche il cattivo può essere protagonista, se muove l’azione”.
L’ultimo periodo e il ricordo
Negli ultimi anni, Remo Girone aveva mostrato sempre più il suo lato dolce e riflessivo, interpretando figure positive come il libraio ne Il diritto alla felicità di Claudio Rossi Massimi, il prete in Il mio nome è vendetta di Cosimo Gomez, e il medico in The Equalizer 3.
Con lui se ne va un attore anomalo e discreto, lontano dalle mode, amante della lettura, del buon cinema e del teatro il luogo dove la sua voce profonda e inconfondibile continuava a incantare senza mai alzare il tono. Remo Girone lascia un segno indelebile nella cultura italiana: la misura di un grande interprete e di un uomo che ha saputo dare forza e verità a ogni ruolo.

