Pubblicato il 27 Maggio 2025
Il nuovo rapporto della Flai Cgil rivela una realtà drammatica e ancora ignorata
Precarietà, caporalato e condizioni disumane continuano a caratterizzare il lavoro agricolo nella provincia di Catania. È quanto emerge dal nuovo Rapporto sul lavoro agricolo presentato oggi dalla Flai Cgil durante l’assemblea generale svoltasi presso la sede della CGIL in via Crociferi 40. Il documento è il risultato dell’impegno sul territorio delle Brigate del Lavoro, che hanno raccolto dati INPS e testimonianze dirette dei lavoratori.
Storie che superano i numeri
“I dati non bastano a descrivere la realtà. Sono le storie dei braccianti a farlo”, ha affermato Giuseppe Glorioso, segretario generale della Flai Cgil di Catania. Tra queste, quella di Mohamed Mouna, giovane di 24 anni ucciso per aver rifiutato i ricatti del caporalato, diventa il simbolo della denuncia. A lui è dedicato il rapporto. Emblematica è anche la situazione della baraccopoli di Ciappe Bianche a Paternò, considerata una vera e propria emergenza umanitaria dimenticata.
Un settore in crisi: dati allarmanti
Il dossier fotografa una situazione in peggioramento:
- Calano gli occupati: da 30.395 del 2020 a 26.789 nel 2024 (-11,86%).
- Oltre il 97% dei lavoratori agricoli ha un contratto a tempo determinato.
- Il tasso di irregolarità supera il 20%.
- Le retribuzioni rimangono tra le più basse del mercato.
- I migranti costituiscono il 19% della forza lavoro e vivono spesso in condizioni estreme.
- I lavoratori non italiani a tempo determinato sono aumentati del 5,37% in cinque anni.
- Esclusi dalle statistiche centinaia di irregolari senza permesso di soggiorno, sfruttati dai caporali a meno di un euro a cassetta.
Il caporalato è diffuso in tutta la provincia, con lavoratori bulgari nella zona acese e nordafricani ad Adrano, Biancavilla e Paternò. A Ciappe Bianche, centinaia di migranti vivono da dieci anni in baracche, in attesa della raccolta agrumicola.
Appello alla piena attuazione della Legge 199/2016
Durante l’assemblea, la Flai ha rilanciato l’appello per l’applicazione integrale della Legge 199/2016, sollecitando l’attivazione delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità. Questi organi di coordinamento, composti da istituzioni, sindacati e datori di lavoro, sono pensati per affrontare temi cruciali come alloggi, trasporti, lavoro nero e intermediazione illecita.
Attualmente solo 49 sezioni sono operative, meno della metà di quelle previste a livello nazionale.
Le denunce dei sindacati: “Manca volontà politica”
Tonino Russo, segretario regionale della Flai Cgil Sicilia, ha denunciato la scarsità di ispettori del lavoro:
“In Sicilia ne abbiamo solo sessanta. Le vertenze sono numerose, ma il presidente della Regione si rifiuta di incontrarci”.
Ha anche sottolineato l’assenza di interventi contro la siccità, aggravando ulteriormente la situazione agricola.
Il nodo dei controlli e l’importanza del voto
Carmelo De Caudo, segretario generale della Cgil di Catania, ha messo in evidenza il legame tra controlli e responsabilità politica:
“Abbiamo pochi ispettori, molti dei quali prossimi alla pensione. Serve coordinamento e responsabilità anche da parte delle imprese”.
Ha inoltre sottolineato l’importanza del referendum dell’8 e 9 giugno, affermando che i cinque quesiti proposti mirano a restituire dignità al lavoro e contrastare il sommerso.
Serve un’azione concreta e coordinata
A chiudere l’assemblea è stato Giovanni Mininni, segretario generale nazionale della Flai Cgil:
“La piena attivazione delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità permetterebbe ispezioni più efficaci e giuste. Questi organismi, radicati nel territorio e partecipati da INPS, INAIL e Ispettorato, garantirebbero un controllo più equo, evitando di colpire sempre le stesse aziende”.
Infine, Mininni ha sottolineato come, nonostante gli aumenti minimi di organico, oggi venga controllato solo il 3% delle aziende agricole: “È come non controllare affatto”, ha concluso.

