Pubblicato il 24 Luglio 2023
Sul treno per Foggia con i giovani “lanzichenecchi”.
Si intitola così l’articolo firmato da Alain Elkann, uscito stamattina sulle pagine culturali di Repubblica.
Un racconto, in prima persona, sul treno Roma-Foggia, che vede il giornalista vittima di quelli che lui stesso definisce “lanzichenecchi”, cioè giovani che, evidentemente, infastidiscono per qualche ora il padre dell’editore di Repubblica e presidente del gruppo Gedi.
Il pezzo, pubblicato a pagina 29, ha fatto saltare sulla sedia diversi giornalisti della testata, tanto che nel primo pomeriggio il comitato di redazione ha inviato una mail, a colleghe e colleghi, per prendere le distanze dai contenuti dello scritto.
“Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale identitario vicino ai diritti dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro – concludono nella nota – siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.
“C’era un tempo in cui Alain Elkann aveva una rubrica settimanale sulla Stampa, in quanto cognato del proprietario.
Oggi invece Alain Elkann ha scritto su Repubblica, in quanto padre del proprietario”. #24luglio pic.twitter.com/5kS1OHAW0q— Cristina Correani (@Moonlightshad1) July 24, 2023
Nell’articolo Alain Elkann, che ha “un vestito di lino blu e una camicia leggera” (in contrapposizione ai giovani sul treno, che hanno “t-shirt bianca e pantaloncini corti neri” e nessuno dei quali “porta l’orologio”) tira fuori dalla “cartella di cuoio marrone” la “mia penna stilografica”; ma anche i giornali (Financial Times, New York Times, ovviamente Repubblica) e la Recherche du temps perdu di Marcel Proust, di cui scrive alcune annotazioni.
Chi è con lui nel vagone, invece, parla “di calcio, giocatori, partite, squadre, usando parolacce e un linguaggio privo di inibizioni”. Nessuno sembra prestargli attenzione e così “arrivando a Foggia, mi sono alzato, ho preso la mia cartella. Nessuno mi ha salutato, forse perché non mi vedevano e io non li ho salutati perché mi avevano dato fastidio quei giovani lanzichenecchi senza nome”.

