Alessia Piperno: “Ho visto, sentito e subito cose che non dimenticherò mai”

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“Ho visto, subito e sentito cose, che non dimenticherò mai, e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo Iraniano”.

Così Alessia Piperno.

La 30enne romana arrestata dalla polizia in Iran lo scorso 28 settembre e liberata dopo 45 giorni di prigionia, in un lungo post, la giovane ripercorre la sua vicenda.

Il suo racconto inizia dai primi giorni di settembre (la 30enne era in Iran già da qualche settimana) quando, si legge, “andai a visitare per la prima volta nella mia vita, una prigione a Teheran. Si trattava del carcere di Ebrat, ormai diventato museo, ma che una volta era utilizzato dalla polizia segreta Savak, per torturare i detenuti”. 

“Rimasi tra quelle mura per diverse ore” spiega ancora Piperno, “cercando di immaginare la paura che si viveva all’interno di quelle celle. ‘Le urla dei prigionieri si sentivano per tutta la prigione’. Così mi raccontò la mia guida. In qualche modo sembrava come se quelle grida fossero ancora scolpite nei muri e che viaggiassero tra quei corridoi’. ‘Esistono ancora prigioni così in Iran?’. Domandai alla mia guida. Lui sospirò. ‘Purtroppo si, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran’. Sentii i brividi corrermi su tutto il corpo – scrive la 30enne -, senza lontanamente immaginare che 21 giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione”.

Viaggiatrice esperta, travel blogger da sei anni, Alessia Piperno era arrivata in Iran a luglio insieme con un gruppo di turisti, tra cui un polacco, un francese e un altro italiano. I motivi del suo arresto sono tuttora ignoti.

“Non avevamo fatto nulla per meritarci di essere rinchiusi tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita” dice ancora nel suo post.

Al tempo, continua, “non avevo partecipato alle proteste, perché ci era stato sconsigliato, e il rumore degli spari, mi metteva paura. Adesso è diverso. Sono a casa, tra la mia famiglia e i miei amici, libera sì, ma fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché in quell’angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani, e il mio amico Louis. Io sono tornata a una vita normale, esco, a volte rido, faccio progetti per il mio futuro, e dormo in un letto. Oggi è lunedì, oggi in prigione si fa la doccia. Domani è martedì, ci sono i 5 minuti d’aria. La mia mente ora vive un po’ così, tra sorrisi, in un letto soffice, un piatto di pasta e tra delle mura bianche dove le urla, non cessano mai e dove l’aria si respira per 5 minuti, due volte a settimana”.

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Redazione Nazionale

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