Amanda Knox e quell’amicizia col magistrato che fa discutere

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Così come riportato dal quotidiano popolare britannico Dailymail, il pubblico ministero italiano Giuliano Mignini e Amanda Knox sono diventati amici.

Mignini è lo stesso pubblico ministero che si era battuto per incarcerare Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il il 2 novembre del 2007.

Il pubblico ministero ha affermato di avere ora una “buona opinione” della Knox e che si scrivono tramite WhatsApp.

I due si scambiano messaggi su WhatsApp, condividendo foto e notizie di famiglia.

La corrispondenza di Amanda Knox con il pubblico ministero Mignini si era già iniziata quando lei gli ha scritto delle lettere, consegnate dal prete intermediario don Saulo Scarabattoli, prima di passare alla piattaforma di messaggistica WhatsApp.

Per l’omicidio di Meredith Kercher la studentessa americana Amanda Knox, all’epoca 20 anni, e il suo fidanzato italiano Raffaele Sollecito, che ne aveva 23, furono arrestati quattro giorni dopo e furono condannati al processo due volte.

Ed è di questi giorni inoltre la notizia rivelata da un altro quotidiano britannico, il Mirror, che Raffaele Sollecito e manda Knox sono stati fotografati insieme a Gubbio proprio a distanza di 15 anni.

“Nelle mie sentenze c’è scritto: in concorso con Amanda Knox e Raffaele Sollecito, e nessuno dei giudici mi ritiene autore materiale del delitto. Poi loro due vengono assolti. Allora io chiedo: con chi ho concorso?”, ha dichiarato di recente Rudy Guede, unico condannato definitivamente per la morte di Meredith, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

“La giustizia italiana – spiega l’ivoriano – dice che ho compiuto un crimine con due persone specifiche ma non come autore materiale; loro escono di scena, quindi il carcere lo sconta una persona che non si capisce di cosa sia colpevole e con chi. Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo…”.

E ancora: quella drammatica notte del 1° novembre 2007 “Io c’ero in quella casa, chi lo nega? C’erano le mie tracce sul luogo del delitto, certo. Mica stavo fermo in un angolo. Ero con Meredith, ci siamo scambiati effusioni, abbiamo avuto un approccio sessuale, sono andato al bagno, ho provato a fermare il sangue che le usciva dal collo… la paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi. Ma avevo 20 anni e avevo davanti una ragazza agonizzante, l’ho soccorsa ma poi la mente è andata in tilt”.

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Redazione Nazionale

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