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Arresti domiciliari per il sindaco di Molfetta: coinvolto in un’inchiesta su appalti e favori elettorali

Pubblicato il 6 Giugno 2025

Il provvedimento della Gip di Trani scuote la politica locale

Il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, è stato posto agli arresti domiciliari in seguito a un’ordinanza emessa dalla giudice per le indagini preliminari di Trani, Marina Chiddo. Il provvedimento rientra in un’inchiesta che indaga su un presunto sistema di scambi illeciti tra appalti pubblici e sostegno elettorale.

Minervini era già stato interrogato lo scorso 2 maggio, insieme ad altre sette persone, nell’ambito dello stesso fascicolo investigativo. Le accuse, particolarmente gravi, hanno portato a diverse misure cautelari.

Coinvolti anche funzionari comunali e un ex finanziere

Oltre al sindaco, la Gip ha disposto gli arresti domiciliari per una dirigente comunale, mentre altri due dirigenti sono stati interdetti dai pubblici uffici per un anno. Nei confronti di un ex luogotenente della Guardia di Finanza è stato invece applicato il divieto di dimora a Molfetta.

I reati contestati dai magistrati

Le ipotesi di reato mosse dalla procura sono numerose e gravi. Tra queste spiccano: peculato, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio, turbativa d’asta, frode nelle forniture pubbliche, depistaggio, truffa aggravata per ottenere fondi pubblici, oltre a diverse forme di falsificazione di atti.

Un’indagine che scuote il sistema degli appalti locali

L’inchiesta, ancora in fase di sviluppo, punta a fare chiarezza su un presunto sistema clientelare radicato nell’amministrazione comunale. Le autorità sospettano che siano stati manipolati appalti e procedure pubbliche per favorire imprenditori compiacenti, in cambio di appoggi politici ed elettorali.

La vicenda ha già avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica e sulla tenuta politica dell’amministrazione molfettese, aprendo interrogativi sul funzionamento trasparente delle istituzioni locali.

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