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L’autovelox delle 24mila multe mette nei guai il capo dei vigili urbani: indagato insieme con un altro agente

Pubblicato il 6 Settembre 2023

Un avviso di garanzia è stato notificato dai carabinieri di Padova al capo (facente funzione) della polizia locale del Comune di Cadoneghe, Gianpietro Moro, e a un altro agente.

Sono accusati di falso in atto pubblico, per tutta la vicenda che riguarda l’installazione degli autovelox lungo la strada regionale 307.

Strumenti che hanno rilevato decine di migliaia di superamenti dei limiti di velocità e che hanno provocato un vero e proprio tumulto tra gli abitanti, alcuni dei quali colpiti anche da decine di sanzioni in una sola giornata, ricostruisce il Corriere.

Ma torniamo all’indagine aperta dalla procura patavina: titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Benedetto Roberti. Il focus dell’approfondimento giudiziario (le indagini sono state delegate all’Arma dei carabinieri), probabilmente partito dopo gli attentati dello scorso 9 agosto, è la predisposizione della documentazione che ha poi portato all’installazione e alla successiva attivazione degli impianti. I militari, nella mattinata di ieri, hanno inoltre perquisito gli uffici della polizia locale ed hanno sequestrato documentazione e personal computer. Materiale che ora sarà vagliato e valutato. 

La storia, tanto nota quanto complessa, ha inizio il 26 giugno scorso, quando i due autovelox fissi posti lungo la Strada regionale 307 vengono ufficialmente accesi. A fine luglio arriva il primo bilancio, ed è di quelli da lasciare a bocca aperta: in un mese risultano qualcosa come 24mila infrazioni legate ad eccesso di velocità rilevate, il che vuol dire almeno un milione di euro che potrebbe entrare nelle casse comunali.

“Potrebbe” perché in realtà, con il passare dei giorni, monta la protesta, con conseguente innalzamento dei ricorrenti, i quali si rivolgono all’associazione AltVelox per evitare di scucire centinaia di euro.

Anzi, in alcuni casi migliaia: spuntano infatti subito i casi di chi di multe ne ha prese decine e decine, fino ad arrivare alle 55 ricevute – almeno finora – da due cameriere che compiono pressoché giornalmente il tragitto casa-lavoro. La tensione aumenta ulteriormente, arrivando al punto di rottura: nella tarda serata del 9 agosto l’autovelox incriminato viene fatto saltare in aria da ignoti, che per evitare di lasciare qualsivoglia traccia pensano bene – come si scopre nelle ore seguenti grazie ai primi sviluppi delle indagini – di mettere fuori uso una telecamera di videosorveglianza nelle vicinanze con un colpo d’arma da fuoco, come a far capire che di scherzare c’è poca voglia. 

Il sindaco Marco Schiesaro rifiuta la possibilità di essere messo sotto scorta (“Chi fa il proprio lavoro onestamente non deve avere paura”) nonostante gli attacchi frontali, ma le imminenti ferie estive non servono a calmare i bollenti spiriti: si parte il 17 agosto con circa 150 multati che decidono di trasferirsi in pieno centro storico a Padova per recarsi sotto alla Prefettura in piazza Antenore al grido di “Il primo cittadino non ci ascolta”.

Dopo tre giorni si scopre che sono già salite a 150 le richieste di sospensiva inviate dai multati agli avvocati dell’associazione Miglior tutela AltVelox, il tutto mentre il sindaco Schiesaro aveva già ordinato una verifica interna per capire se l’iter seguito da tecnici e funzionari comunali sia stato corretto.

Il 22 agosto l’ulteriore colpo di scena, con Schiesaro che ammette: “Avevo dato l’ordine di spegnere gli autovelox, ma evidentemente qualcuno non mi ha ascoltato ritenendo non opportuno farlo”. E alla luce degli ultimi sviluppi la telenovela sembra destinata a proseguire.