Pubblicato il 26 Marzo 2025
La Corte Suprema brasiliana ha deciso all’unanimità di rinviare a giudizio l’ex presidente Jair Bolsonaro, accusato di aver orchestrato un piano sovversivo per mantenere il potere dopo la sconfitta elettorale del 2022. La decisione segna un momento storico per il Brasile, un Paese che porta ancora le cicatrici della dittatura militare durata dal 1964 al 1985.
Le accuse contro Bolsonaro e il piano per ribaltare le elezioni
Secondo l’accusa, Bolsonaro sarebbe stato il capo di una cospirazione volta a invalidare il voto e indire nuove elezioni. Le indagini della polizia federale hanno rivelato che il suo gruppo aveva redatto un decreto segreto per rovesciare il risultato elettorale e, ancora più grave, avrebbe persino pianificato l’assassinio dell’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva, del vicepresidente Geraldo Alckmin e del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes.
Se riconosciuto colpevole, Bolsonaro potrebbe essere condannato per “tentato colpo di Stato”, “sovversione dell’ordine democratico” e “associazione a delinquere armata”, reati che prevedono oltre 40 anni di carcere. Tuttavia, molti analisti ritengono che rimarrà libero in attesa del processo, che potrebbe iniziare entro la fine dell’anno per non influenzare le elezioni presidenziali del 2026.
L’ex presidente già dichiarato ineleggibile fino al 2030
Bolsonaro è già stato escluso dalla politica fino al 2030 a causa delle sue continue accuse infondate contro il sistema di voto elettronico. Il suo obiettivo era ribaltare questa decisione e candidarsi nel 2026, ma una condanna per cospirazione potrebbe eliminare definitivamente le sue ambizioni politiche, costringendo i suoi alleati a trovare un nuovo leader.
Bolsonaro parla di persecuzione politica
L’ex presidente ha reagito con toni durissimi, definendo la decisione della Corte Suprema un attacco alla democrazia. In un post sui social ha scritto:
“Questo è un processo politico. Vogliono eliminarmi perché sanno che nessuno può battermi in elezioni leali.”
La difesa aveva tentato di far ricusare Alexandre de Moraes, uno dei giudici coinvolti e presunta vittima del piano di assassinio, ma la richiesta è stata respinta. Oltre a Bolsonaro, saranno processati altri sette alti funzionari, tra cui ex ministri e membri delle forze armate.
Un Brasile sempre più diviso
Il caso Bolsonaro si inserisce in un contesto di forti tensioni politiche. I suoi sostenitori vedono il processo come un’ingiustizia, mentre per i suoi oppositori rappresenta un passo cruciale per proteggere la democrazia.
Gli eventi dell’8 gennaio 2023, quando migliaia di suoi seguaci assaltarono il Parlamento e la Corte Suprema, sono stati citati dalla pubblica accusa come prova della minaccia rappresentata dall’ex presidente.
La vicenda ricorda il percorso giudiziario di Lula, arrestato nel 2017 per corruzione e poi scagionato nel 2021. Tuttavia, mentre il caso di Lula riguardava reati finanziari, quello di Bolsonaro riguarda direttamente il tentativo di sovvertire le istituzioni democratiche, rendendo il processo ancora più significativo per il futuro del Brasile.

