Pubblicato il 15 Ottobre 2025
Operazione dei carabinieri forestali nel Bresciano
Maxi blitz delle forze dell’ordine in un impianto di compostaggio di Ghedi, in provincia di Brescia. L’intervento è stato eseguito dai carabinieri forestali di Brescia e Vobarno, insieme al nucleo operativo e radiomobile di Verolanuova, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Brescia.
Il sito, che si estende su un’area di circa 9.600 metri quadrati, è stato posto sotto sequestro nella mattinata di mercoledì 15 ottobre. L’amministratore unico della società che gestiva l’impianto è attualmente indagato per traffico illecito di rifiuti.
Un finto compost per aumentare i profitti
Secondo quanto emerso dalle indagini, tra il 2019 e il 2024 l’azienda avrebbe gestito oltre 250.000 tonnellate di rifiuti vegetali, ottenendo appalti da diverse società multiutility e incassando profitti per più di 7 milioni di euro.
Gli scarti, che avrebbero dovuto essere accuratamente trattati per eliminare plastica, vetro e metalli, venivano invece solo parzialmente lavorati o addirittura lasciati intatti, con l’unico obiettivo di ridurre i costi e aumentare i guadagni.
Compost contaminato spacciato per fertilizzante
Il materiale prodotto risultava gravemente contaminato da plastiche e idrocarburi, con livelli fino a dodici volte superiori ai limiti di legge. Nonostante ciò, veniva venduto o ceduto come “fertilizzante naturale”, spesso a prezzo simbolico di un euro a tonnellata, oppure distribuito gratuitamente a terzi.
Gli investigatori hanno chiarito che si trattava, in realtà, di un’operazione di smaltimento illecito di rifiuti, mascherata da attività di recupero ambientale. Il finto compost veniva sparso nei campi agricoli, contaminando il suolo e mettendo a rischio la salute pubblica e l’ambiente.
Le indagini della DDA proseguono per accertare le eventuali responsabilità di altre società coinvolte nella filiera e per quantificare l’impatto ambientale complessivo dell’attività illecita.

