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Brusca, l’opinione di Enzo Guarnera: “La legge sui collaboratori e testimoni di giustizia fu voluta da Falcone”

La scarcerazione di Giovanni BRUSCA ha suscitato, in molti, reazioni sdegnate. Alcune certamente in assoluta buonafede, altre in malafede e strumentali. Queste ultime provenienti da certi esponenti politici e da certa stampa. Vi è una regola che ritengo fondamentale nella vita: prima conoscere, poi capire, e infine giudicare.

Pubblicato il 1 Giugno 2021

di Enzo Guarnera*

La scarcerazione di Giovanni BRUSCA ha suscitato, in molti, reazioni sdegnate. Alcune certamente in assoluta buonafede, altre in malafede e strumentali. Queste ultime provenienti da certi esponenti politici e da certa stampa. Vi è una regola che ritengo fondamentale nella vita: prima conoscere, poi capire, e infine giudicare.

E tutto ciò con animo, ove possibile, sereno, con razionalità, senza lasciarsi travolgere da una, talora giustificata, reazione emotiva. Sintetizzo per punti.

Giovanni FALCONE fu l’ideatore e fautore principale della legge sui collaboratori e testimoni di giustizia. Ritenne che poteva essere, e infatti lo è stata e lo è ancora, uno strumento fondamentale per il contrasto alla criminalità organizzata. Il Parlamento accolse l’indicazione, e nel 1991 approvò tale normativa, poi in parte modificata nel 2001.

Questa legge prevede una serie di benefici per coloro che, dissociandosi totalmente dalla mafia alla quale appartenevano, forniscono un rilevante contributo per scoprire, processare e condannare gli autori di gravi reati.

Tra i benefici principali vi è uno sconto di pena nelle sentenze di condanna in virtù della speciale attenuante prevista per chi collabora, la possibilità di andare in detenzione domiciliare dopo avere scontato in carcere un quarto della pena complessiva, oppure 10 anni nel caso di condanna all’ergastolo. Il presupposto fondamentale è la buona condotta carceraria, documentata da idonee figure professionali: Direttore, Assistenti Sociali, Psicologi, Educatori. Ulteriore beneficio, previsto tuttavia per tutti i detenuti, anche per chi non è collaboratore, è quello della liberazione anticipata, che consiste in uno sconto di pena pari a 3 mesi per ogni anno di carcere.

Rimane il presupposto della buona condotta. Adesso andiamo a BRUSCA. Egli ha usufruito solo dello sconto di pena previsto per i collaboratori di giustizia e di quello della liberazione anticipata. Niente altro. Nonostante avesse i requisiti per essere ammesso ai domiciliari, cosa che ha chiesto più volte, non li ha ottenuti. Adesso è stato scarcerato perché ha finito di scontare totalmente la pena complessiva di 25 anni, come sarebbe avvenuto per chiunque altro.

Ha evitato l’ergastolo perché ha collaborato con la giustizia. Questo è quanto accaduto. La magistratura ha applicato una legge voluta da Falcone e, nel caso di Brusca, solo in parte, tenuto conto che non gli sono stati mai concessi i domiciliari.

A questo punto cosa bisognava fare? Lasciare Brusca comunque in carcere contro ogni principio costituzionale e di civiltà? Allora credo che bisogna distinguere i diversi piani. Quello strettamente giuridico ho cercato di esporlo, anche se in modo sintetico. Poi vi è quello emotivo della opinione pubblica, che prescinde da ogni valutazione di diritto.

Pur rispettando tale secondo aspetto, credo che debba prevalere il primo. Se non piace la normativa sui collaboratori di giustizia prendiamocela con Giovanni Falcone, e con Paolo Borsellino, che anche su questo concordava con lui.

*Enzo Guarnera è un avvocato penalista. E’ stato deputato all’Ars e difende i collaboratori di giustizia dal 1989, due anni prima che entrasse in vigore la legge. E’ stato il primo e unico avvocato della Sicilia Orientale a difendere i collaboratori sino al 1992. Ad oggi ne ha difesi oltre 150, in prevalenza siciliani, ma anche della Calabria, della Puglia e della Campania.