Pubblicato il 11 Dicembre 2025
Manifestazioni di massa nelle principali città
In Bulgaria si stanno moltiplicando le proteste contro il governo, accusato da una parte crescente della popolazione di corruzione e collusioni con ambienti mafiosi. Nelle ultime settimane migliaia di persone sono scese nelle strade di Sofia e di numerosi altri centri del Paese. L’ultima grande manifestazione si è tenuta ieri sera nella capitale, con la partecipazione di decine di migliaia di cittadini.
Sui cartelli dei manifestanti comparivano slogan diretti come “Il governo della mafia è finito”, “La goccia ha fatto traboccare il vaso”, “Questa volta non ci ingannano”. Molto attivi anche gli studenti universitari, che hanno invaso il centro città partendo dall’Università di Sofia e denunciando la “sfacciataggine dei governanti”. In molti chiedevano un futuro dignitoso e la possibilità di restare in Bulgaria senza essere costretti a emigrare.
La crisi politica e il voto di sfiducia
Il premier Zhelyazkov, esponente del partito di centrodestra Gerb, era atteso oggi in parlamento per affrontare il sesto voto di sfiducia dall’inizio dell’anno, motivato dagli insuccessi nella gestione dell’economia. Il governo poggiava su una coalizione formata da Gerb, socialisti (Bsp) e dal partito populista “C’è un popolo come questo” (Itn), ma senza una reale maggioranza.
A sostenere l’esecutivo era soprattutto il Movimento per diritti e libertà – Nuovo inizio (Dps-Nn), formazione rappresentativa della minoranza turca e guidata da Delian Peeevski, figura considerata da anni una delle più controverse e spesso indicata come simbolo della corruzione nel Paese.
Le dichiarazioni prima delle dimissioni
Prima delle dimissioni del governo, Boyko Borissov, storico leader del Gerb ed ex primo ministro più volte accusato dai cittadini di abuso di potere e nepotismo, aveva spiegato che il principale obiettivo dell’esecutivo era traghettare la Bulgaria verso l’ingresso nell’eurozona dal primo gennaio.
Solo dopo questa data, aveva dichiarato Borissov, si sarebbe potuto discutere di rimpasti, dimissioni o di un eventuale cambio di rotta.

