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Buoni pasto, da settembre cambia tutto: tetto del 5% alle commissioni

Pubblicato il 28 Agosto 2025

La nuova regola entra in vigore

Dal 1° settembre 2025 diventa operativa la norma prevista dalla legge sulla Concorrenza approvata lo scorso dicembre. La disposizione introduce un limite massimo del 5% alle commissioni applicate nei rapporti tra le società emettitrici dei buoni pasto e gli esercizi convenzionati, come ristoranti, bar e supermercati.

Questa misura era già valida nel settore pubblico tramite le gare Consip, ma da settembre sarà estesa anche al settore privato.

Nessun cambiamento per i lavoratori

Per chi riceve i ticket, non cambia nulla. Il valore dei buoni resta invariato e vengono confermati i limiti di esenzione fiscale:

  • fino a 4 euro per i buoni cartacei,
  • fino a 8 euro per quelli elettronici.

La modifica riguarda solo il rapporto economico tra emettitori e esercenti, fissando un tetto ai costi di adesione al circuito. Una misura tecnica, ma considerata una svolta significativa per il settore.

Periodo di transizione

La legge ha previsto un periodo di adeguamento:

  • entro il 31 agosto 2025 i circa 170mila contratti già attivi dovevano conformarsi al nuovo limite,
  • per i contratti firmati dopo l’approvazione della norma, il tetto era già obbligatorio.

I buoni distribuiti con le vecchie condizioni restano validi fino al 31 dicembre 2025, ma dal 1° gennaio 2026 tutte le transazioni dovranno rispettare la nuova soglia.

Un mercato in crescita

Secondo i dati di Anseb, l’associazione delle società emettitrici, il mercato dei buoni pasto nel 2023 ha superato i 4 miliardi di euro (+5% rispetto al 2022).
Sono coinvolti 3,5 milioni di lavoratori (2,8 milioni nel settore privato e circa 700mila nel pubblico) e circa 170mila esercizi convenzionati, in gran parte piccole e medie imprese.

Le critiche degli emettitori

Non mancano però le polemiche. Per Anseb, il tetto al 5% comporterà maggiori oneri per le aziende che acquistano i buoni come alternativa alla mensa interna.

Attualmente i ticket vengono venduti alle imprese a un prezzo ridotto rispetto al valore facciale; la differenza viene recuperata tramite le commissioni sugli esercenti e altri servizi. Con la nuova regola, l’associazione stima un aggravio di almeno il 6%, pari a circa 180 milioni di euro all’anno.

Un’indagine Aidp evidenzia che due imprese su tre rivedranno i budget per il welfare aziendale, mentre solo il 15% dei direttori del personale ipotizza un taglio al valore medio dei buoni, oggi pari a 6,75 euro.

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