Pubblicato il 5 Settembre 2025
Il primo grande istituto con uno spazio per l’intimità
Entro fine ottobre il carcere Lorusso e Cutugno di Torino inaugurerà la sua prima “stanza dell’affettività”, diventando il primo grande istituto penitenziario in Italia a offrire ai detenuti un luogo riservato per incontri intimi con i partner.
La novità arriva dopo la pronuncia della Corte costituzionale, che ha riconosciuto il diritto all’affettività come parte integrante della vita familiare. I giudici hanno sottolineato che tale possibilità non può essere considerata una semplice aspettativa, ma un diritto che può subire limitazioni solo per motivi di sicurezza, ordine interno o esigenze processuali.
Come sarà la stanza riservata ai detenuti
Lo spazio, ricavato nel padiglione “E” – oggi sezione Arcobaleno dedicata ai detenuti in semilibertà e ai lavoranti – avrà una superficie di circa 15 metri quadri. Sarà arredato in modo essenziale, con letto, bagno e doccia.
Gli incontri potranno durare da una a due ore, con una frequenza massima di tre appuntamenti al giorno. Dopo ogni utilizzo la stanza sarà sanificata dal personale penitenziario.
Potranno accedervi i detenuti del distretto Piemonte-Valle d’Aosta, ad eccezione di chi è sottoposto al 41 bis o di chi si è reso protagonista di episodi di disordine. Al termine dell’incontro, il detenuto sarà perquisito, mentre il partner non sarà sottoposto a controlli.
Le critiche dei sindacati di polizia penitenziaria
Se da un lato giuristi e associazioni parlano di un passo avanti per i diritti dei detenuti, dall’altro i sindacati di polizia penitenziaria hanno espresso forti perplessità.
«Si rompe l’ultimo tabù: il sesso in carcere», ha dichiarato Leo Beneduci, segretario nazionale dell’Osapp, denunciando che entro fine anno i detenuti di Torino potranno avere rapporti sessuali intramoenia.
Secondo i sindacati, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria avrebbe applicato la sentenza con una rapidità eccessiva, garantendo spazi per l’intimità ma senza affrontare i problemi legati alle aggressioni contro gli agenti.
«Lo Stato trasforma le celle in alcove matrimoniali», ha attaccato Beneduci, sottolineando come la polizia penitenziaria, già in difficoltà nel contrastare droga, telefoni e armi, si troverà ora a gestire anche le “prenotazioni delle camere a ore carcerarie”.
Il dibattito sulla funzione rieducativa della pena
Il tema riporta al centro la questione della funzione rieducativa del carcere, sancita dalla Costituzione ma spesso disattesa nella realtà.
La vicepresidente della Camera Anna Ascani, intervenendo lo scorso luglio durante la presentazione del documentario Giudizio sospeso di Alessandra Mancini e Felice Florio, ha ricordato come il sistema penitenziario sia in crisi: carenza di strutture, sovraffollamento e operatori sotto pressione sono segnali preoccupanti.
Il film, realizzato con Eclettica, racconta le esperienze di quattro giovani nei penitenziari minorili di Nisida e Beccaria, mostrando le difficoltà ma anche le possibilità di costruire un futuro diverso.

