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Caso Michela Andretta morta dopo operazione di routine: riaperte le indagini

Pubblicato il 9 Luglio 2025

Il tribunale dice no all’archiviazione

Il caso di Michela Andretta, la giovane estetista di 28 anni deceduta nel giugno scorso dopo un’operazione considerata di routine, non sarà archiviato. Lo ha deciso la giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta della famiglia e respingendo l’istanza di archiviazione avanzata dalla procura. Alla base della decisione ci sono “perplessità sulla completezza delle indagini”, che ora dovranno essere approfondite.

Una morte improvvisa durante un intervento semplice

Michela si era sottoposta a un’operazione per la rimozione di un angioma all’orecchio presso la clinica Fabia Mater di via Prenestina, a Roma. Durante l’intervento, però, ha accusato un malore improvviso e i medici ne hanno annunciato la morte per arresto cardiaco.

Nonostante la giovane non avesse patologie pregresse e si trattasse di una procedura considerata ordinaria, qualcosa è andato storto. Dopo la denuncia dei genitori, tre medici sono finiti sotto inchiesta per omicidio colposo.

Le versioni contrastanti degli esperti

I consulenti della procura hanno escluso responsabilità mediche, sostenendo che il decesso sarebbe stato provocato da un’insufficienza cardiorespiratoria legata a una crisi del tono vagale, ossia una forte diminuzione del flusso sanguigno.

Al contrario, i periti nominati dalla famiglia ritengono che l’intervento non avrebbe dovuto essere effettuato. Secondo loro, mancava un’adeguata valutazione dei rischi e dei benefici, oltre a un’attenta analisi della reale necessità di rimuovere l’angioma.

Le nuove indagini richieste dal giudice

In base alla decisione del giudice, si apriranno ulteriori accertamenti su vari aspetti dell’intervento e della gestione dell’emergenza sanitaria. In particolare, le indagini dovranno chiarire:

  • Se ci siano stati errori nella gestione dell’anestesia
  • Come è stato gestito il malore di Michela durante l’operazione
  • Se la causa della morte sia stata realmente una crisi vagale o, invece, un’embolia o una trombosi polmonare

I familiari chiedono verità e giustizia

La famiglia di Michela continua a chiedere che sia fatta piena luce su quanto accaduto, convinta che la morte della giovane non sia stata un tragico evento imprevedibile, ma il risultato di una catena di errori evitabili.

Con la riapertura delle indagini, il caso resta aperto e ancora lontano da una conclusione definitiva, mentre si cerca di stabilire se davvero tutto sia stato fatto correttamente o se, come temono i familiari, ci si trovi di fronte a un caso di malasanità.

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