Pubblicato il 23 Settembre 2025
Non capri espiatori, ma fatti concreti. È questa la linea tracciata dal procuratore capo di Cassino, Carlo Fucci, sull’inchiesta aperta dopo la morte di Paolo Mendico, il 15enne di Santi Cosma e Damiano che l’11 settembre si è tolto la vita. Il fascicolo procede contro ignoti con l’ipotesi di istigazione o aiuto al suicidio.
Accertamenti tecnici e acquisizione di documenti
«Abbiamo incaricato il Ris di estrarre i contenuti digitali e le chat dai dispositivi», ha spiegato Fucci ai colleghi del quotidiano Il Messaggro Latina. «I dati saranno analizzati in maniera sistematica. Inoltre, abbiamo richiesto alla direttrice dell’Ufficio scolastico del Lazio, Anna Paola Sabatini, copia dei verbali e delle relazioni tecniche per avere un quadro oggettivo». Sul fronte medico-legale si attende il deposito ufficiale dell’autopsia.
Ascolto di familiari e persone informate
Il procuratore ha confermato che i familiari del ragazzo sono già stati sentiti e che verranno calendarizzate altre audizioni. «Il metodo è quello di sempre: nessun pregiudizio. Verifichiamo ciò che emerge dalle carte e dai supporti».
I compagni indicati dalla famiglia
La famiglia del giovane ha trasmesso i nomi di quattro compagni di classe alla procura per i minorenni. «Se emergeranno elementi di rilievo penale – ha precisato Fucci – i colleghi convocheranno gli interessati con gli avvisi del caso».
Indagine oltre l’ambiente scolastico
Il lavoro investigativo non riguarda solo la scuola. «Stiamo esplorando tutti i contesti di relazione del ragazzo: scolastico, musicale, extrascolastico. Non escludiamo elementi culturali che in alcune realtà possono avere un peso».
La denuncia presentata cinque anni fa
Fucci ha ricordato anche la denuncia presentata dai genitori quando il ragazzo frequentava la quinta elementare. «L’atto venne archiviato perché non emersero elementi di natura penale. Gli episodi segnalati furono tre».
Un gesto che matura nel tempo
Il procuratore ha sottolineato come un suicidio difficilmente dipenda da un unico episodio. «Sono percorsi interiori che maturano nel tempo. Per questo la nostra indagine è larga: ricostruiamo storia, relazioni e pressioni. Non cerchiamo scorciatoie, ma la verità».
Tempi lunghi per una indagine solida
Alle richieste di tempi rapidi, Fucci risponde: «La fretta è nemica della verità. Comprendiamo il bisogno di risposte, ma serve un’indagine robusta, che regga alle verifiche e, se necessario, al contraddittorio processuale».
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