Pubblicato il 16 Gennaio 2023
Un clima intimidatorio e autoritario. Secondo le accuse formulate dalla Procura della Repubblica di Pavia, nel Comando della polizia locale di Cassolnovo, centro alle porte di Vigevano, le vessazioni verso gli agenti appena arrivati erano comuni.
E poi multe tolte agli amici con i dati modificati e moto sequestrate senza verbali, da vendere agli stessi “amici” al prezzo fissato dai vigili.
Per questo motivo i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Pavia e della sezione operativa della compagnia di Vigevano hanno arrestato il comandante, Maria Grazia Pietrapertosa, e il suo secondo, Luigi Critelli.

I due sono attualmente agli arresti domiciliari, in custodia cautelare.
Tutto è partito dalla madre di un adolescente.
Quest’ultimo insieme a un amico guidava una motocicletta da cross priva di targa e assicurazione e inadatta a circolare in paese. Gli agenti si sarebbero fatti consegnare i due veicoli senza contestazioni formali e senza provvedere al sequestro amministrativo. Senza, cioè, rispettare l’iter consueto.
Semplicemente, le hanno prese.
Le moto sono rimaste per diversi giorni negli spazi del Comando.
“Per evitare multe o denunce, e la conseguente confisca – così ha ricostruito la Procura – le motociclette sarebbero dovute essere messe in vendita. I compratori erano già stati individuati dagli agenti, il prezzo già fissato, inferiore al reale valore dei veicoli”.
Dopo le vibranti proteste delle famiglie, che si erano rivolte anche al Comune, le moto erano state restituite ai legittimi proprietari. Successivamente erano stati redatti i verbali di contestazione e fermo amministrativo, che riportavano comunque fatti diversi dalla realtà. Una relazione sui fatti, sempre fasulla, era anche stata inviata al sindaco di Cassolnovo, Luigi Parolo, e al segretario comunale.
Dalle indagini (mediante testimonianze ed intercettazioni telefoniche) è emerso come i superiori ordinassero a un agente appena arrivato di annullare multe già elevate a persone legate agli indagati, per motivi professionali o di amicizia, modificando i verbali e associando i dati di un altro veicolo. L’agente non ha voluto.
Cassolnovo ha 7 mila abitanti, il comando della polizia locale è piccolo. Ci lavorano il comandante, il suo secondo (l’incarico di «vice» doveva ancora essere formalizzato) e altri due agenti, assunti da poco.
Il rifiuto di uno di questi ultimi, un giovane vigile che non pensava di trovare un ambiente del genere, ha portato i suoi superiori a minacciarlo, per evitare che spifferasse quello che accadeva al comando.
“L’agente in questione – è la relazione della Procura, dopo le indagini dirette dal sostituto procuratore Paolo Mazza – ha descritto un ambiente di lavoro caratterizzato da un clima autoritario ed intimidatorio, con ingiustificate e pretestuose accuse di ammanchi di cassa, minacce di contestazioni di addebito disciplinare e perfino di licenziamento nel caso avesse rivelato la verità e non si fosse adeguato”.
Aggressioni verbali e fisiche, che hanno costretto la vittima ad assentarsi dal lavoro per sottoporsi a terapia psichiatrica, con assunzione di psicofarmaci e a modificare le condizioni lavorative. Al rientro era stato spostato in un altro ufficio, con mansioni diverse da quelle per cui era stato assunto.
Comandante e vice, ora agli arresti domiciliari, sono accusati dei reati di concussione continuata, falso in atto pubblico, indebita induzione e dare o promettere utilità ed atti persecutori in danno del collega.

