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Centinaia di multe a sua insaputa: vigilante si ritrova con 28mila euro da pagare

Pubblicato il 4 Giugno 2025

Per sei mesi percorre la stessa strada senza accorgersi dell’autovelox

Una routine quotidiana diventata un incubo: è quanto accaduto ad Andrea Ferretto, vigilante residente a Nizza Monferrato (Asti), che si è visto recapitare a casa centinaia di multe per un totale di 28mila euro, accumulate nel corso di sei mesi senza esserne consapevole.

Il tragitto verso il lavoro e l’autovelox “invisibile”

Nel 2021, Ferretto lavorava presso un supermercato di Tortona (Alessandria), spostandosi ogni giorno in auto lungo lo stesso percorso. A metà strada, nella frazione Bazzana di Mombaruzzo, era stato installato un autovelox che l’uomo non ha mai notato.
“Era piazzato dietro una curva, in cima a un lampione, nascosto da una siepe alta tre metri. Anche se segnalato, era praticamente invisibile”, racconta Ferretto. Ogni passaggio, due volte al giorno, si trasformava in una nuova contravvenzione.

Una valanga di sanzioni arrivate tutte insieme

Nei mesi successivi, Ferretto aveva ricevuto solo qualche multa di modesta entità, per superamenti del limite di pochi chilometri orari oltre i 70 km/h consentiti. Ma a dicembre 2023 è arrivata la doccia fredda: una lettera con un fascicolo pieno di verbali e la richiesta di pagare 28mila euro.
“Prendo 1.100 euro al mese, come posso pagare tutto questo?”, si sfoga Ferretto, che ora si è rivolto a un avvocato per tentare di gestire la situazione.

Ferretto non contesta le multe, ma il sistema

Pur non avendo fatto ricorso, Ferretto mette in discussione la finalità del dispositivo: “Non mi si venga a dire che quell’autovelox è stato installato per motivi di sicurezza. È una trappola”. Il vigilante chiede trasparenza e maggiore tutela per chi si trova in situazioni simili.

La questione legale: dispositivi approvati, non omologati

Il caso riaccende il dibattito sulla legittimità degli autovelox in Italia. Secondo Giorgio Marcon, del Centro tutela legale italiano, “nessun autovelox è realmente omologato, perché manca il regolamento ministeriale”. I dispositivi sono solo approvati dal MIT, ma l’articolo 142 del Codice della strada parla chiaramente di “apparecchiature debitamente omologate”.

La Cassazione, spiega Marcon, avrebbe più volte evidenziato questa incongruenza, mettendo in discussione la validità delle multe emesse tramite apparecchiature non pienamente conformi.

Una storia che solleva dubbi su trasparenza e giustizia

Il caso di Andrea Ferretto non è isolato, ma mostra quanto sia fragile il confine tra controllo del traffico e accanimento sanzionatorio. Una riflessione sulla chiarezza delle regole e sulla reale funzione degli autovelox sembra ormai necessaria.

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