Pubblicato il 16 Dicembre 2025
Etna, terremoto di Santo Stefano: dalle macerie alla ricostruzione
Dopo sette anni riapre a Pennisi (Acireale) l’edificio simbolo di culto e aggregazione. Raspanti: «Modello per le altre chiese colpite dal sisma del 2018»
ACIREALE – Ci sono eventi che per la loro intensità e per la loro drammaticità segnano profondamente la nostra la memoria. Uno di questi è il sisma che, il 26 dicembre 2018, ha scosso la nostra terra; il sisma che per tutti noi è diventato il Terremoto di Santo Stefano La scossa di quella notte di 7 anni fa ha messo in ginocchio un’intera comunità, quella di Pennisi, frazione di Acireale, colpendo al cuore la Chiesa Santa Maria del Carmelo e chiudendo una porta che dietro di sé lasciava solo macerie e ferite. Ma dietro ogni ferita vi è una guarigione, dietro ogni distruzione una rinascita. Ieri – lunedì 15 dicembre – quella famosa porta rimasta chiusa per 7 anni si è riaperta alla comunità, dopo un importante intervento di ristrutturazione, consolidamento e restauro, con un investimento di 2,38 milioni di euro, finanziato dal Commissario Straordinario per la Ricostruzione Area Etnea, con la Curia Diocesana di Acireale come committente, Sicef in qualità di progettista, Sincol come impresa esecutrice.
La cerimonia si è aperta con la benedizione e l’apertura della porta da parte di S.E. Mons. Antonino Raspanti, vescovo della Diocesi di Acireale: «È un giorno di festa per la comunità di Pennisi e per tutti noi, perché è un segno di speranza ed è un modello che stiamo già riproducendo in altre chiese colpite dal sisma del 2018».
Sulla stessa lunghezza d’onda, anche il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo: «Con la riapertura della Chiesa Santa Maria del Carmelo siamo qui a testimoniare la presenza dello Stato, della Chiesa e di tutti i cittadini: un risultato ottenuto grazie all’impegno di tutti». «Quello che mi ha colpito è proprio la vicinanza della popolazione – ha rimarcato il Commissario straordinario per la Ricostruzione Area Etnea Salvatore Scalia – i cittadini hanno effettuato raccolte fondi per la sistemazione degli arredi. Si è fatto tanto per un’opera che, in una realtà come la frazione di Pennisi, costituisce un simbolo di aggregazione, non soltanto religiosa, ma anche sociale».
Per Don Angelo Rosario Milone direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici ed Edilizia di Culto, «dopo il trauma del terremoto, delle case distrutte e della chiesa danneggiata ci siamo posti una domanda: demolire o recuperare? E si è giunti alla decisione di far rinascere questa Chiesa nella sua originalità architettonica con aspetti innovativi. Quindi il terremoto non ha solo distrutto ma ha fatto rinascere un’intera comunità che attraverso questa Chiesa vuole dare un segno di forza, di resistenza e di speranza».
Per la comunità ecclesiale era presente anche il Cardinale S.E. Paolo Romeo. «La Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali – ha dichiarato il funzionario Giuseppe Marano, portando i saluti del soprintendente Ida Buttitta – dall’inizio è stata vicina alla Chiesa: abbiamo effettuato i primi sopralluoghi, abbiamo constatato i danni e siamo stati presenti durante la fase della progettazione e dell’intervento». «Il nostro è stato un intervento conservativo – ha raccontato Antonino Grasso di Sincol Restauri – abbiamo rispettato ciò che era l’intenzione dell’artista e l’opera d’arte in sé, ridonando al territorio un gioiello prezioso». Il sisma aveva colpito l’edificio causando il crollo della torre campanaria, lo sfondamento di parte della copertura, lesioni diffuse sulle murature, danni al salone parrocchiale e alle volte decorate. Il progetto ha migliorato la risposta sismica, ha messo in sicurezza le parti decorate, le volte in canne e gesso, gli apparati plastici e pittorici.
«Siamo orgogliosi per ciò che siamo riusciti a realizzare in questi 20 mesi di intervento con circa 70 maestranze tra restauratori e artigiani – ha dichiarato l’ing. Salvatore Sinatra, CEO di Sincol – È stato un intervento complicato e io non posso che ringraziare la mia squadra». «È stata un’esperienza davvero entusiasmante – ha aggiunto l’arch. Gioele Farruggia, direttore dei lavori – un progetto che ha trasformato un’architettura “muta” in un restauro che ha veramente affrontato tutte le tematiche del progetto: il miglioramento sismico, la conservazione e il recupero formale degli aspetti architettonici in una progettualità che è stata sperimentale e che ha portato a raggiungere un obiettivo che senza dubbio restituisce una grande dignità a questa Chiesa».
«Se il terremoto si fosse manifestato qualche ora prima, colpendo una Chiesa piena di fedeli – ha ricordato il Rup, ing. Rosario Arcidiacono – sarebbe stata una tragedia. Ma oggi è un giorno di festa. Personalmente sono onorato di aver collaborato con la Diocesi di Acireale, mi sono sentito responsabile della buona riuscita dell’intervento e spero di aver raggiunto il risultato tanto atteso: cioè dare alla comunità parrocchiale la fruibilità della Chiesa Santa Maria del Carmelo».
La Chiesa Santa Maria del Carmelo nasce nel 1897 dalla volontà della famiglia D’Agata e dalla richiesta degli abitanti di Pennisi di avere un luogo di culto. Negli anni ha affrontato molte volte prove difficili. La riapertura assume quindi un significato doppiamente simbolico: chiude il ciclo del cantiere e celebra i 125 anni dell’apertura al culto della chiesa. In apertura anche i saluti del ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci: «Sono rammaricato di non poter essere presente per questa importante cerimonia di riapertura, ma sono vicino a tutta la comunità e appena mi sarà possibile verrò a visitare questa Chiesa per vedere quanto è stato fatto di buono per restituirla alla collettività».
Ha moderato l’incontro la giornalista Giada Giaquinta.






