Citrobacter, il batterio killer si annidava in un rubinetto. Zaia: “Questa vicenda andava segnalata prima”

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Si annidava in un rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona il Citrobacter, il batterio che ha causato la morte di quattro bambini tra la fine del 2018 e il 2020 e ne ha infettati 96, di cui 9 con lesioni cerebrali permanenti.

E’ la conclusione a cui giunge la relazione di una delle due commissioni nominate dalla Regione Veneto, coordinata da Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova. Un’altra relazione, che sarà consegnata alla Procura della Repubblica di Verona, è stata redatta da membri interni all’amministrazione regionale. Il batterio si trovava «sui rompigetto di alcuni rubinetti della Tin (Terapia intensiva neonatale) e della Tip (Terapia intensiva pediatrica) oltre che sulle superfici interne ed esterne dei biberon utilizzati da due neonati, stando alla relazione della commissione generale.

Sotto accusa anche la pulizia delle «mani del personale in assistenza»: la relazione rivela che «nella Tin il volume di prodotti a soluzione alcolica per l’igiene è stato nel 2018 al di sotto degli standard minimi fissati dall’Oms (20 litri per 1000 giornate di degenza) e nel 2019 poco al di sopra di questo livello». Numerosi poi i “comportamenti non corretti rilevati nel reparto a maggio 2020: prodotti in uso senza data di apertura e senza tappo, porte aperte, utilizzo di cellulari da parte dei genitori senza igiene”.

I primi controlli da parte dei vertici dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona erano stati avviati a gennaio poi erano stati interrotti a causa dell’emergenza Coronavirus. L’intero reparto di Ostetricia – Punto nascite, Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica – è stato riaperto ieri, dopo che il 12 giugno scorso il direttore generale dell’Aou veronese, Francesco Cobello, ne aveva disposto la chiusura, procedendo alla totale sanificazione degli spazi.

E’ stato Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, a diffondere ieri la relazione sul caso del batterio Citrobacter da parte della Commissione ispettiva da lui stesso attivata a suo tempo, presieduta dal Professor Baldo dell’Università di Padova. Lo ha detto oggi il Governatore in conferenza stampa dalla sede della protezione civile a Marghera. “Ho dato disposizione al segretario regionale della Sanità Mantoan che tale relazione venga inoltrata alla Procura della Repubblica e resa disponibile per l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e per i famigliari dei bambini colpiti dal batterio, in modo che possano conoscere gli esiti fin da subito”, ha sottolineato Zaia, “Abbiamo notificato la relazione al Dr. Cobello, con cui mi incontrerò tra oggi e domani. Il Dr Mantoan ha inviato una lettera a Cobello chiedendo che vengano prese tutte le misure necessarie e che ci venga inviata la contro-deduzione da parte dell’Azienda ospedaliera”.

Zaia ha poi voluto raccontare come è venuto a conoscenza del caso Citrobacter: “Noi abbiamo saputo di questa vicenda a fine maggio. Lo abbiamo saputo dai giornali. Le infezioni negli ospedali esistono a hanno un inizio, una fine e una gestione. Ho letto la storia di Nina e dopo aver visto le carte e parlato con la mamma di Nina, nel giro di poche ore ho sentito la necessità di entrare in questa stanza buia e accendere la luce. Ho deciso di creare una commissione ispettiva composta dal fior fiore di professionisti nel settore a livello nazionale, non solo locale. Il Prof Baldo è l’unico titolato a parlare di sanità pubblica perché  insegna igiene. Siamo davanti a un’infezione ospedaliera con uno dei batteri più terribile. Può accadere che ci siano infezioni temporanee, circoscritte. Ma questa è la storia di un’infezione che si è trascinata per mesi, se non per anni. Io penso che la relazione ci imponga delle riflessioni. Da un lato le famiglie che hanno bisogno di giustizia, da un lato gli operatori. Questa vicenda andava segnalata prima, non dopo più di un anno. Lo stesso Cobello l’ha saputo a fine maggio”.

Francesca Frezza, la mamma della piccola vittima Nina, il primo genitore ad aver denunciato il caso del batterio killer, ha protestato ieri davanti all’Ospedale e ha scritto su Facebook “Fino a quando non vedo le dimissioni dei responsabili, Dott. Paolo Biban, Direttore sanitario Chiara Bovo, Dott. Franchi e Dott. Cobello da qui non me ne vado”.

Intanto all’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona, riaperto ieri dopo la chiusura dello scorso 12 giugno, a mezzanotte è nata una bambina, figlia di una signora originaria di Palermo e residente a Verona, al terzo parto.

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Redazione Verona

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