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Condannata la direttrice delle struttura e l’automobilista per l’incidente che ha coinvolto la bimba di 18 mesi travolta da un’auto mentre gattonava fuori dall’asilo nido a Velletri

Confermate in Appello le condanne a Francesca Rocca e Chiara Colonnelli per la tragedia che ha ridotto in stato vegetativo la piccola Lavinia: una vicenda che scuote la coscienza collettiva.

Pubblicato il 28 Marzo 2025

Due anni e sei mesi alla direttrice del nido, un anno alla donna alla guida: la Corte riconferma la responsabilità nel dramma che ha segnato per sempre la vita della piccola

Due anni e sei mesi a Francesca Rocca, un anno a Chiara Colonnelli: così ha deciso la Corte d’Appello, confermando le pene inflitte in primo grado per il tragico incidente del 7 agosto 2018, in cui la piccola Lavinia Montebove, di appena 16 mesi, è stata investita da un’auto all’interno del parcheggio del nido “La Fattoria di mamma Cocca” a Velletri, riportando lesioni così gravi da ridurla in stato vegetativo permanente.

La ricostruzione della tragedia

Durante l’udienza, il procuratore generale Carlo Paolella ha ripercorso con precisione ogni istante di quel giorno, dipingendo uno scenario drammatico e colmo di negligenze. Lavinia gattonava incustodita, fuori da ogni supervisione adulta, mentre un’auto – condotta da Colonnelli – entrava nel parcheggio. Non vedendola, l’ha travolta. La bambina era stata affidata, secondo quanto emerso, a una bimba di soli 10 anni, mentre la maestra e direttrice Rocca accompagnava un altro minore in bagno.

“Una tragedia prevedibilissima ed evitabile”, ha dichiarato Paolella, rimarcando l’assenza di misure minime di sicurezza e il tentativo di coprire le proprie responsabilità, non solo evitando di chiamare il 118, ma anche trasportando la bambina in auto e tentando di ottenere false testimonianze.

L’accusa e le aggravanti

Il processo d’appello ha rafforzato la lettura della procura: non si è trattato solo di negligenza, ma di un sistema imprudente, aggravato dall’assenza di autorizzazioni per l’attività estiva della struttura, che accoglieva bambini non regolarmente registrati.

L’avvocato Cristina Spagnolo, legale della famiglia Montebove, ha parlato senza mezzi termini di una colpa gravissima, spinta dalla logica del profitto, che ha determinato un’organizzazione inadatta a garantire la sicurezza dei bambini. La stessa Rocca, secondo l’accusa, si sarebbe comportata con narcisismo durante il processo, fino a offrire un euro simbolico come risarcimento, in una “proposta oscena” definita tale in aula.

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