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zona rossa

Consulente finanziario scappa con 20 milioni: famiglie rovinate e risparmi a rischio

Pubblicato il 9 Settembre 2025

Un patrimonio sparito nel nulla

Un capitale milionario volatilizzato, dieci famiglie sull’orlo della rovina e un’inchiesta che potrebbe trasformarsi in una beffa giudiziaria. È quanto emerge dal caso esploso in Alto Adige, dove un consulente finanziario, andato in pensione nel dicembre 2024, è accusato di aver sottratto oltre 20 milioni di euro in quindici anni di attività.

Il professionista, molto stimato e specializzato in private banking, gestiva portafogli di una cinquantina di clienti facoltosi. Per anni ha mostrato rendiconti falsi che simulavano investimenti redditizi, mentre i conti venivano lentamente svuotati. La realtà è emersa solo a inizio 2025, quando un nuovo consulente ha scoperto le anomalie.

Alcuni esempi rendono l’idea della portata: un cliente convinto di avere 6,7 milioni di euro si è ritrovato con soli 412 mila euro, un altro ha visto sparire quasi 3 milioni, scoprendo che ne restavano appena 160 mila. In alcuni casi, persino immobili acquistati “grazie ai guadagni” risultavano intestati al consulente stesso.

Come funzionava la truffa

Secondo la Guardia di Finanza, coordinata dal pm Igor Secco, il meccanismo era costruito come un sistema a scatole cinesi: spostamenti di fondi da un conto all’altro, conti schermo e prodotti inesistenti. I clienti erano rassicurati con documenti contraffatti e perfino assegni circolari emessi dalla banca, che davano l’illusione di operazioni solide.

L’inganno sarebbe durato almeno 10-15 anni. Già nel 2010 si sarebbero registrate le prime irregolarità, ma nessun controllo interno della banca ha fermato il sistema. Rimane quindi il dubbio: il consulente ha agito da solo o ha potuto contare su coperture interne?

Le responsabilità della banca

L’avvocato Federico Fava, che assiste alcune delle famiglie truffate, accusa direttamente l’istituto di credito:
“Abbiamo tentato una mediazione con l’ufficio legale, ma senza successo. Restano poche migliaia di euro nei conti dei clienti. Ora stiamo valutando azioni legali contro la banca per responsabilità civile”.

Secondo Fava, non è pensabile che per oltre un decennio non siano stati notati movimenti sospetti per milioni di euro. Il rischio, dunque, è che non si tratti di un’azione isolata, ma di gravi carenze nei controlli interni.

Perché i soldi potrebbero non tornare

La questione centrale riguarda il recupero delle somme. I milioni sottratti sono stati dispersi in una rete di operazioni difficili da seguire: flussi opachi, in parte bruciati per coprire perdite personali, in parte forse trasferiti all’estero.

La banca, per ora, nega ogni responsabilità diretta. Senza un accordo o un riconoscimento di colpa, i risparmiatori dovranno affrontare lunghi processi civili, con esiti incerti. Intanto, molte famiglie rischiano di non recuperare mai il frutto di decenni di lavoro.

Un sistema che non protegge i risparmiatori

Il caso mette in luce un problema strutturale: se un singolo consulente ha potuto sottrarre milioni per anni senza essere scoperto, significa che i controlli interni delle banche non sono efficaci o non vengono applicati.

Per gli avvocati, questo è il punto su cui si giocherà la possibilità di un risarcimento: dimostrare che l’istituto non ha vigilato come avrebbe dovuto. Ma anche questa strada è complessa, perché occorre ricostruire operazioni risalenti a oltre dieci anni fa.

Un tradimento che costa carissimo

La situazione appare chiara: i risparmiatori sono doppiamente beffati. Non solo hanno perso il patrimonio affidato al consulente di fiducia, ma non hanno nemmeno garanzie di recuperarlo. I soldi potrebbero essere persi per sempre e i processi non offriranno risposte rapide.

Una vicenda che solleva interrogativi pesanti sulla solidità del sistema bancario e sulla reale tutela dei risparmiatori, costretti oggi a pagare il prezzo di una fiducia mal riposta e di controlli che, per anni, hanno fatto acqua da tutte le parti.

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