Pubblicato il 2 Agosto 2025
Uno studio della Cgia (Confederazione Generale Italiana degli Artigiani) rivela i pesanti effetti delle politiche protezionistiche di Trump sull’economia italiana
I nuovi dazi statunitensi sull’import europeo potrebbero costare all’Italia tra i 14 e i 15 miliardi di euro all’anno, una cifra che equivale al costo stimato della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Lo evidenzia un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia, che ha valutato le ripercussioni economiche della nuova tariffa doganale del 15% concordata in Scozia dai presidenti Trump e von der Leyen, e che entrerà in vigore il 7 agosto.
Come è stato calcolato il danno economico
Il calcolo della Cgia include sia gli effetti diretti, come la riduzione delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti, sia gli impatti indiretti:
- Calo dei profitti per le imprese che continueranno a vendere sul mercato americano;
- Costi per il sostegno al reddito degli occupati che potrebbero perdere il lavoro;
- Rilocalizzazioni produttive parziali o totali verso gli USA;
- E infine, un fattore congiunturale, ovvero la svalutazione del dollaro rispetto all’euro.
L’Italia e l’export verso gli USA: uno scenario in bilico
Nonostante una flessione del 3,6% nel 2024 rispetto al 2023, l’Italia mantiene una forte propensione all’export verso gli Stati Uniti, con vendite per 64,7 miliardi di euro nell’ultimo anno. Tuttavia, il futuro resta incerto e le imprese italiane si interrogano:
- I consumatori americani opteranno per prodotti locali o continueranno a scegliere il Made in Italy?
- Le imprese italiane saranno disposte a tagliare i margini per non alzare i prezzi negli USA?
La forza del Made in Italy nei mercati di fascia alta
Secondo i dati della Banca d’Italia, il 92% delle esportazioni italiane verso gli USA riguarda prodotti di fascia medio-alta o alta:
- 43% alta qualità
- 49% media qualità
Questo indica che i beni italiani sono destinati prevalentemente a clienti con alta capacità di spesa, i quali potrebbero non essere scoraggiati da eventuali rincari dovuti ai dazi.
Un’esposizione limitata ma non trascurabile
In media, le imprese italiane ricavano solo il 5,5% del loro fatturato dal mercato statunitense, e presentano un margine operativo lordo del 10%. Questo offre un margine di manovra per assorbire parte dei costi aggiuntivi senza scaricarli sui prezzi. Tuttavia, eventuali reazioni valutarie, come un ulteriore indebolimento del dollaro, potrebbero avere effetti molto più gravi, spingendo verso una crisi della domanda globale e possibili turbulenze nei mercati finanziari.
Un rischio strategico per l’Italia
I dazi americani rappresentano un rischio economico rilevante per l’Italia, paragonabile all’investimento pubblico per il Ponte sullo Stretto. La tenuta del Made in Italy dipenderà dalla capacità delle imprese di adattarsi senza perdere competitività, ma anche dagli equilibri geopolitici e valutari che nei prossimi mesi potrebbero cambiare in modo significativo.

