Pubblicato il 8 Ottobre 2025
Dalla biblioteca del carcere all’aula magna dell’ateneo
PALERMO, 8 ottobre 2025. Un percorso di riscatto e conoscenza quello di F.G., 70 anni, ex imprenditore condannato a 25 anni per omicidio, che oggi ha conseguito la laurea in Scienze e tecniche psicologiche presso l’Università degli Studi di Palermo.
Sin dal suo ingresso in carcere, F.G. ha sempre lavorato come bibliotecario, un ruolo che gli ha permesso di restare a contatto con i libri e coltivare quella che lui stesso definisce una “passione compulsiva per la lettura”. Anche durante la sua permanenza nel penitenziario dell’Ucciardone ha continuato a dedicarsi a questa attività, diventata ormai parte della sua identità.
Una laurea ottenuta con impegno e determinazione
Grazie a un permesso speciale, il detenuto ha potuto discutere la sua tesi nell’aula magna del Dipartimento di Scienze psicologiche e pedagogiche. Il lavoro, dal titolo “Guerre, le nuove guerre… e la pace?”, è stato seguito dal relatore professor Tommaso Baris. Alla cerimonia erano presenti anche la sorella e i nipoti, visibilmente emozionati.
«Mancava solo mio figlio – racconta il neo laureato – lavora per una compagnia aerea all’estero e non è riuscito ad esserci».
F.G. aveva interrotto gli studi in Economia a vent’anni, «per pigrizia», ammette con sincerità. Oggi, però, può vantare una media del 29,7 e un percorso completato nei tempi previsti, in tre anni.
I progetti futuri: «Ora voglio continuare a studiare»
Nonostante l’età e la condizione di detenzione, F.G. non ha intenzione di fermarsi: «Vorrei proseguire con la magistrale e, se avrò ancora energia, mi piacerebbe laurearmi anche in Fisica».
È il secondo detenuto a raggiungere il traguardo della laurea presso l’Università di Palermo, un risultato che per il rettore Massimo Midiri rappresenta «un segnale concreto della forza trasformativa della cultura».
«La Costituzione, all’articolo 27, stabilisce che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato – ha aggiunto – e questa è una dimostrazione tangibile di quel principio».
Anche il garante regionale dei detenuti, Antonino De Lisi, ha sottolineato l’importanza del gesto: «È un passo fondamentale verso condizioni di vita più umane, dignitose e inclusive per chi si trova in carcere».
La tesi: riflessione sulle guerre e sulla pace
Durante i tre anni di studio, F.G. ha alternato il lavoro in biblioteca allo studio nella sua “camera di detenzione”.
«Molti compagni mi criticavano per il tempo passato sui libri – racconta – ma ho continuato per la mia strada».
La sua tesi affronta il tema delle nuove forme di conflitto e del significato autentico della pace, con un’analisi che parte dal dopoguerra fredda fino ai drammatici scenari di oggi:
«Le immagini che arrivano da Gaza, dall’Ucraina e da altri luoghi di dolore mostrano una realtà terribile: bambini che muoiono di fame, adulti disperati. Dove è finita la pace? È solo uno slogan o è un valore che vogliamo davvero perseguire?», conclude il neo dottore.

