Pubblicato il 15 Giugno 2024
Dietro il successo di Dolph Lundgren c’è un passato drammatico, sconvolgente. Perché l’attore che ha reso iconico il personaggio del pugile russo Ivan Drago della saga di Rocky decise di fare l’attore per reagire ai traumi subiti dal padre.
“Fu una reazione a mio padre, che fisicamente, da quando avevo 4 anni fino ai 13, ha commesso degli abusi su di me, ma li ha commessi anche su mia madre. Così nella tarda adolescenza ho deciso di diventare un fighter, un lottatore e ho avuto buoni riscontri nel karate. Mi volevo sentire forte in modo tale da potermi proteggermi”, racconta al Corriere la star 66enne, fraterno amico di Silvester Stallone.
La prossima settimana sarà in Sardegna per presentare il suo nuovo film, The Wanted Man, al “Filming Italy Sardegna Festival”, la rassegna ideata e diretta da Tiziana Rocca in programma dal 20 al 23 a Cagliari.
“Sono onorato che tante persone ancora ricordino quella frase che pronunciai trentanove anni fa (“Ti spiezzo in due, ndr“). Ci sono altri film depositati nell’immaginario collettivo grazie a una frase. I primi che mi vengono in mente sono: I’ll be back, (Sono tornato) che dice Schwarzenegger in Terminator; Go ahead, make my day (Coraggio fammi felice) di Clint Eastwood in Sudden Impact”, afferma.
Al Corriere racconta anche il primo incontro con Sly: “Portava i capelli lunghi ed era molto abbronzato. Io ero un nervoso ragazzo di 26 anni. Ero un campione di karate, lui mi disse che dovevo mettere su qualche muscolo. Ora siamo grandi amici, parliamo delle nostre figlie e delle ferite che abbiamo patito per 40 anni nei film d’azione. Penso di avergli causato un colpo al cuore durante un combattimento che lo costrinse a essere ricoverato in ospedale per una settimana”.
Non solo il padre. Lundgren ha dovuto affrontare anche la lotta contro il cancro: “L’ho combattuto per sette anni. Mi ha insegnato delle cose, soprattutto a ripensare e amare l’incredibile vita che avevo avuto fino allora, e ad amare di più il prossimo. Mi ha insegnato a essere riconoscente al talento dei medici, al mio fisico potente grazie al quale per certi versi ho potuto curarmi da solo e all’universo che mi ha portato energie positive. Ora provo ad essere gentile con tutti. Il cancro mi ha profondamente cambiato”.
Adesso la nuova sfida, regista e protagonista del nuovo film: “E’ un “thriller d’azione in cui sono un attempato detective dai metodi obsoleti che viene spedito in Messico per recuperare una donna testimone dell’omicidio di due agenti della Dea, il dipartimento antidroga”.

