Pubblicato il 18 Aprile 2025
la riforma voluta da salvini sotto esame costituzionale
Il tribunale di Pordenone ha rimesso alla Corte Costituzionale la valutazione di legittimità di una delle norme chiave della recente riforma del Codice della Strada, voluta dal ministro Matteo Salvini. In particolare, la questione riguarda la punibilità di chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti, anche in assenza di un effettivo stato di alterazione psico-fisica.
La modifica normativa del 2024 ha infatti eliminato dall’articolo 187 il riferimento allo “stato di alterazione”, stabilendo che la sola presenza di sostanze psicotrope nell’organismo può bastare per configurare un reato, a prescindere dagli effetti concreti sul conducente. Questo include anche alcune categorie di medicinali, normalmente prescritte per uso terapeutico.
il caso della donna fermata a natale
La questione è emersa da un caso specifico trattato dai giudici di Pordenone: una donna è stata fermata la vigilia di Natale, risultando positiva a oppiacei assunti tra le 24 e le 72 ore prima di mettersi alla guida.
Secondo il pubblico ministero non vi erano segni evidenti di alterazione, vista la distanza temporale dall’assunzione. Eppure, la donna è stata comunque perseguita penalmente, poiché la nuova norma rende irrilevante il tempo trascorso tra l’assunzione e la guida.
“La sanzione oggi si basa esclusivamente sulla positività al test, senza alcuna verifica sull’effettiva compromissione delle capacità psico-motorie”, ha spiegato l’avvocato Guido Stampanoni Bassi, legale della donna coinvolta.
incertezza giuridica e dubbi di legittimità
Il punto critico sollevato dai giudici riguarda l’ambiguità della norma, che secondo loro non permette ai cittadini di comprendere con chiarezza quali comportamenti siano leciti o illeciti.
“L’assenza di un riferimento agli effetti concreti della sostanza sul guidatore introduce un grave stato di incertezza”, ha ribadito l’avvocato, sottolineando come l’obbligo, prima previsto, di accertare l’alterazione psico-fisica fosse una garanzia per distinguere tra uso e abuso.
Ora la Corte Costituzionale dovrà valutare se questa nuova impostazione sia compatibile con i principi della Carta, in particolare con quelli relativi alla proporzionalità della pena e alla certezza del diritto.
Il dibattito sulla riforma è quindi destinato ad ampliarsi, alimentando una riflessione più ampia sull’equilibrio tra prevenzione e rispetto delle libertà individuali.

