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Due morti in 48 ore dopo l’uso del taser: indagini e polemiche in tutta Italia

Pubblicato il 19 Agosto 2025

Due casi in 48 ore

In appena 48 ore, due persone sono morte dopo essere state fermate con il taser dai carabinieri. Il primo episodio è avvenuto nell’hinterland di Genova, il secondo a Olbia. In entrambi i casi, le vittime sono decedute poco dopo l’intervento.

Le vittime sono Elton Bani, 41 anni, di origine albanese, e Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei (Sassari). Per entrambi è stata disposta l’autopsia, mentre i militari coinvolti sono indagati per omicidio colposo, un atto dovuto per chiarire le responsabilità.

Indagini e sostegno ai carabinieri

Il comandante generale dei carabinieri, Salvatore Luongo, ha inviato una lettera ai militari per esprimere “sostegno incondizionato ai colleghi coinvolti”. La Procura dovrà stabilire se le procedure adottate siano state corrette e se ci sia un legame diretto tra l’uso del taser e i decessi.

Salvini difende il taser

La vicenda ha acceso un forte dibattito politico. Il leader della Lega e ministro Matteo Salvini ha dichiarato:
Nessuno se la prenda con i carabinieri: hanno difeso sé stessi e i cittadini, facendo solo il proprio dovere”.

Anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha ribadito che il taser si è dimostrato “uno strumento efficace e fondamentale” per garantire sicurezza agli operatori ed evitare l’uso di armi più letali.

Le critiche: “Arma pericolosa”

Sul fronte opposto, l’europarlamentare Ilaria Salis chiede la dismissione del dispositivo:
Il taser è un’arma potenzialmente mortale, spacciata come non letale, ma che può essere fatale anche a chi ha piccoli problemi di salute”.

Ancora più dura la Garante dei detenuti in Sardegna, che definisce il taser “uno strumento di tortura legalizzata”.

Cos’è e come funziona il taser

Il taser è una pistola a impulsi elettrici che scarica circa 50.000 volt a basso amperaggio tramite una normale batteria da 7,2 volt.

In Italia, circa 5.000 dispositivi sono in dotazione a polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizie locali. Dopo una fase di sperimentazione iniziata nel 2018, il loro utilizzo è stato autorizzato con regole precise.

Le linee guida stabiliscono modalità d’uso, distanze di sicurezza e situazioni di vulnerabilità da considerare, come gravidanza o disabilità. Inoltre, dopo ogni utilizzo, è obbligatorio l’intervento di personale sanitario, che deve certificare lo stato di salute della persona colpita.

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