Pubblicato il 17 Ottobre 2025
«Bisogna parlarne prima che diventi cronaca. Al liceo è troppo tardi»
«Parlare di affettività è una forma di prevenzione e civiltà»
In un’intervista rilasciata a La Stampa, Gino Cecchettin, padre di Giulia, uccisa nel novembre 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha espresso profonda delusione per l’approvazione dell’emendamento al Ddl Valditara, che vieta l’educazione sessuale anche nelle scuole medie.
Secondo Cecchettin, impedire ai ragazzi di affrontare temi legati all’affettività e al rispetto reciproco è un passo indietro grave e culturalmente pericoloso: «Se vogliamo combattere la violenza, dobbiamo avere il coraggio di parlare di affettività prima che diventi cronaca. I ragazzi non chiedono lezioni di morale, ma strumenti per capire se stessi e gli altri».
L’obiettivo, spiega, non è imporre un modello, ma offrire strumenti di consapevolezza e prevenzione in un’età in cui si formano i primi comportamenti relazionali.
«Al liceo è troppo tardi»
Per Cecchettin, introdurre l’educazione sessuale solo alle superiori significa intervenire quando molti atteggiamenti sono già consolidati: «Alle superiori rischiamo di arrivare troppo tardi. Se la scuola non offre uno spazio sicuro per parlare di emozioni, rispetto e corpo, i ragazzi cercheranno risposte altrove: su internet, sui social o nelle serie tv».
Queste fonti, spiega Cecchettin, trasmettono spesso modelli distorti, in cui l’amore viene confuso con il possesso e le relazioni vengono rappresentate senza filtri o guida.
«Liberiamoci della mascolinità tossica»
Il padre di Giulia sottolinea l’importanza di una educazione condivisa tra scuola e famiglia, basata su fiducia, dialogo e consapevolezza, non su divieti o paure: «L’educazione sesso-affettiva non può essere lasciata al caso. Non si insegna con il divieto, ma con la fiducia».
Nonostante la delusione per la decisione politica, Cecchettin riconosce che qualcosa sta cambiando: «Sempre più uomini si mettono in discussione. Stiamo capendo che non è una guerra ai maschi, ma un modo per superare la mascolinità tossica. Il vero cambiamento arriverà quando capiremo che questo percorso non toglie nulla, ma libera».
Per Gino Cecchettin, l’educazione all’affettività è una responsabilità collettiva, un passo indispensabile per prevenire la violenza e costruire una società più consapevole e rispettosa.

