Pubblicato il 21 Ottobre 2025
Una donna di Terracina è stata condannata per aver svolto il ruolo di intermediaria nella compravendita di falsi certificati psichiatrici rilasciati da un medico operante in una struttura pubblica della provincia di Latina. Secondo le sentenze di primo e secondo grado, la donna metteva in contatto i richiedenti con lo psichiatra compiacente dell’ASL di Latina, che dietro compenso forniva documenti non veritieri. In almeno un caso il certificato sarebbe stato rilasciato per 100 euro, senza visita del paziente.
A cosa servivano i certificati
I certificati falsi venivano utilizzati per giustificare assenze dal lavoro o per ottenere benefici legati a condizioni psichiatriche, come invalidità civile, Legge 104 e Legge 68. Per tali finalità, la normativa richiede che la certificazione sia emessa o convalidata da una struttura pubblica: circostanza che, secondo i giudici, ha dato copertura formale ai documenti pur falsi nel contenuto.
Dalla prima indagine alla decisione finale
L’inchiesta, avviata nel 2018, è proseguita fino al 2025. La donna è stata condannata in appello (con riduzione della pena dopo l’assoluzione da uno dei reati contestati). Presentato un primo ricorso, la Cassazione ha rigettato e, successivamente, ha respinto anche il ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p., mettendo la parola fine alla vicenda.
Esito: conferma della condanna e spese a carico
Con il rigetto del ricorso straordinario, la condanna diventa definitiva. La Corte ha disposto anche la condanna alle spese processuali.
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Non menzionate nessuno, mi domando quanti falsi invalidi ci sono? È peccato che un povero ruba al ricco per mangiare o il ricco che deruba il povero facendogli credere x sua difesa, spero comprendete.