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Falsi di lusso online, smantellato a Siracusa business da oltre 2 milioni di euro: sequestrata anche una Lamborghini

Pubblicato il 15 Dicembre 2025

Operazione della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura

La Guardia di Finanza di Siracusa, al termine di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica, ha scoperto e bloccato un articolato sistema di commercio online di prodotti di lusso contraffatti, capace di generare profitti per oltre 2 milioni di euro.

Tre indagati e sequestri per circa 300 mila euro

L’operazione, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, ha portato alla denuncia di tre soggetti – due residenti a Siracusa e uno a Catania – per ricettazione e vendita di merce contraffatta. Nel corso degli interventi sono stati sequestrati migliaia di articoli falsi, denaro e beni mobili per un valore complessivo di circa 300 mila euro, tra cui una Lamborghini Urus, oltre alla chiusura di un sito internet dedicato alla vendita illegale.

Villa trasformata in showroom clandestino

Secondo quanto emerso dalle indagini, il principale indagato aveva trasformato la propria villa con piscina, situata alla periferia di Siracusa, in un vero e proprio showroom abusivo, organizzato come una boutique di lusso. All’interno venivano esposti e venduti abbigliamento, borse, portafogli, orologi e accessori riportanti i marchi delle più note griffe dell’alta moda, tutti rigorosamente falsi.

Vendite tramite social network e dirette streaming

Da questa base operativa, gli indagati promuovevano i prodotti attraverso dirette streaming su TikTok e Instagram, seguite da centinaia di utenti. Per non essere riconosciuti, durante le trasmissioni evitavano di mostrare il volto, ricorrendo a maschere o a espedienti per coprire il viso, mentre illustravano la merce in vendita.

Un sito web curato nei dettagli per ingannare i clienti

Parallelamente all’attività sui social, il gruppo aveva realizzato un sito internet con provider statunitense, strutturato in modo professionale. Gli articoli erano suddivisi per categoria e marchio, corredati da foto in alta definizione, prezzi e descrizioni studiate per esaltarne l’apparente qualità. Ricorreva frequentemente la dicitura “importazione parallela – qualità AA+ come l’originale”, utilizzata per rassicurare i clienti e mascherare la natura contraffatta dei prodotti.

In pochi mesi il portale è diventato estremamente popolare, contribuendo ad ampliare ulteriormente il giro d’affari illecito.

Pagamenti in contrassegno e flussi di denaro all’estero

Dopo l’acquisto, la merce veniva spedita tramite corrieri, con pagamento in contrassegno. Le somme incassate venivano successivamente versate, con cadenza mensile, sui conti correnti degli indagati, aperti sia in Italia sia presso istituti esteri, in particolare in Belgio, Irlanda del Nord e Lituania.

Il denaro veniva poi prelevato rapidamente in contanti e utilizzato per spese quotidiane, acquisti di beni di lusso, viaggi e vacanze.

Oltre 12.000 articoli venduti in cinque anni

L’analisi delle spedizioni effettuate negli ultimi cinque anni ha consentito di ricostruire la vendita di circa 12.000 articoli contraffatti, solo attraverso il sistema del contrassegno, per un fatturato illecito stimato in oltre 2 milioni di euro.

Reddito di cittadinanza e sequestro di una Lamborghini

Le indagini hanno inoltre rivelato che due degli indagati, nonostante l’elevata disponibilità economica derivante dall’attività illegale, percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza, presentando dichiarazioni false. Il tenore di vita incompatibile è stato confermato dal sequestro di una Lamborghini Urus del valore di circa 270.000 euro, nella disponibilità di uno dei soggetti coinvolti.

I danni della contraffazione e le garanzie processuali

La contraffazione non rappresenta solo un reato penale, ma alimenta un sistema di concorrenza sleale che penalizza le imprese oneste, sottrae risorse allo Stato e può mettere a rischio la salute dei consumatori, spesso ignari dell’origine e della sicurezza dei prodotti acquistati.

Il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari. Le responsabilità contestate dovranno essere verificate nelle successive fasi processuali, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

La diffusione del comunicato è stata autorizzata dall’Autorità giudiziaria, in considerazione del rilevante interesse pubblico legato al contrasto del commercio di merci contraffatte.

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