Pubblicato il 13 Ottobre 2025
Trattative bloccate e tensione alle stelle
Il settore sanitario è nel pieno della stagione dei rinnovi contrattuali, ma la situazione tra Federfarma e i sindacati dei lavoratori delle farmacie private si è improvvisamente bloccata. Dopo il via libera, lo scorso giugno, al contratto del comparto sanità, erano partite le trattative per il rinnovo dei contratti di medici ospedalieri, farmacisti e collaboratori. Tuttavia, il tavolo che riguarda circa 60mila lavoratori delle farmacie private è saltato dopo la decisione di Federfarma di sospendere il confronto, aprendo la strada all’ipotesi di uno sciopero nazionale.
Il motivo dello scontro
Il 9 ottobre era in programma un incontro cruciale tra le parti per discutere del nuovo contratto nazionale delle farmacie private, con l’obiettivo di trovare un’intesa sugli aumenti salariali e sulle tutele professionali. Tuttavia, Federfarma ha annullato il vertice, spiegando in una nota all’Ansa che “non è arrivato alcun segnale concreto di disponibilità al dialogo” da parte dei sindacati.
Secondo la federazione, la conferma dello sciopero regionale dei dipendenti di farmacia in Sardegna, previsto per il 15 ottobre, è stata considerata “un gesto inopportuno e dannoso” per la prosecuzione delle trattative.
Federfarma ha inoltre sottolineato che la minaccia di un nuovo sciopero nazionale rischia di “compromettere ulteriormente il percorso verso il rinnovo contrattuale”, rallentando il miglioramento delle condizioni economiche e di vita dei dipendenti. Sulle accuse di sfruttamento dei collaboratori, la federazione ha replicato con fermezza:
“Si tratta di affermazioni infondate. Le attuali condizioni di lavoro sono regolate da un contratto firmato anche dai sindacati stessi.”
Nonostante il clima teso, Federfarma auspica che si possa “tornare presto a un confronto sereno e costruttivo”.
La risposta dei sindacati: “Scelta grave e irresponsabile”
Durissima la reazione di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che definiscono la decisione di Federfarma di annullare l’incontro del 9 ottobre una “scelta di una gravità inaudita”.
Secondo le sigle sindacali, lo stop mette a rischio mesi di lavoro e di mediazione su temi fondamentali come gli aumenti di stipendio, le tutele normative e la valorizzazione della professionalità.
I sindacati annunciano ora una nuova fase di mobilitazione, che potrebbe culminare con la proclamazione di uno sciopero nazionale:
“Tutte le farmaciste e i farmacisti saranno chiamati a partecipare alle iniziative di lotta che stiamo definendo in queste ore.”
Anche i medici in trattativa
Il clima di tensione si estende anche ad altri comparti della sanità. È infatti in corso il negoziato per il rinnovo del contratto dei medici ospedalieri 2022-2024, che riguarda oltre 130mila dirigenti del sistema sanitario nazionale. L’obiettivo è chiudere l’accordo in tempi brevi per poter aprire subito il tavolo del triennio 2025-2027.
Le risorse disponibili, secondo l’Aran, ammontano a 1,2 miliardi di euro, pari a un aumento medio di 491 euro al mese per 13 mensilità.
Parallelamente, anche i medici di medicina generale, circa 37mila professionisti, attendono il rinnovo del loro contratto. La trattativa per l’accordo collettivo nazionale (Acn), che copre il triennio 2022-2024, partirà il 15 ottobre presso la Sisac.
Il segretario nazionale della Fimmg, Silvestro Scotti, ha dichiarato:
“Speriamo di chiudere l’accordo entro dicembre e di arrivare al contratto 2025-2027 entro giugno.”
Tra i punti centrali del confronto figurano il ruolo dei medici di base nelle nuove case della comunità e l’integrazione con la riforma dell’assistenza territoriale finanziata dal Pnrr.
L’unico rinnovo già approvato
Ad oggi, l’unico contratto già rinnovato è quello del comparto sanità, firmato a giugno. L’intesa per il triennio 2022-2024 interessa oltre 580mila lavoratori tra infermieri, ostetriche, tecnici e personale amministrativo, e prevede aumenti mensili tra 150 e 172 euro.
In attesa che le altre trattative si sblocchino, resta dunque alta la tensione nel settore sanitario, con il rischio concreto di chiusure e scioperi che potrebbero pesare sull’intero sistema.

