Pubblicato il 5 Ottobre 2025
L’arresto in mare e il ritorno in Italia
Alessandro Mantovani, giornalista de Il Fatto Quotidiano, racconta la sua esperienza a bordo della missione Global Sumud Flotilla, fermata dalla marina israeliana a 60 miglia dalla Striscia di Gaza. Tra i 26 italiani rimpatriati, Mantovani descrive i momenti di confusione e umiliazione subiti durante il fermo: «Esco dal carcere con solo la divisa fornita dal personale. Non mi restituiscono documenti, carte di credito né vestiti. Riprendo soltanto il passaporto mentre sono già sull’aereo per Istanbul, dopo 72 ore tra caldo soffocante, gelo, occhi bendati e polsi legati».
Dall’abbordaggio al porto di Ashdod
Durante l’abbordaggio, la marina israeliana ha utilizzato anche idratanti contro l’equipaggio. Mantovani sottolinea che a bordo la situazione non era drammatica:
- Le perquisizioni
- Era possibile dormire a prua con qualche coperta
Il vero trattamento duro è iniziato solo una volta giunti ad Ashdod. I detenuti sono stati costretti a stare ore sull’asfalto, in ginocchio, con urla e minacce. Tra i casi più eclatanti:
- Greta Thunberg tra le persone più vessate
- Hanan Alcalde, influencer spagnola, costretta a baciare la bandiera israeliana
Dopo le formalità in un hangar, i detenuti sono stati trasferiti nel carcere di Ketziot, dove il clima era reso ancora più pesante dalla presenza di cani che abbaiavano e dalle ispezioni del ministro della Sicurezza Nazionale, Ben-Gvir.
La vita nel carcere di Ketziot
In cella erano in 10 persone senza ore d’aria, con cibo scarso e acqua non potabile:
- Peperoni crudi, riso, marmellata, yogurt, uova sode
- Acqua dal rubinetto, impossibile avere acqua minerale
Mantovani racconta: «Si dorme solo fino a quando vengono spostati da un braccio all’altro senza motivo. Per 15 minuti possiamo incontrare la console italiana, mentre l’ambasciata a Tel Aviv non si distingue per interventi efficaci. Il consolato di Istanbul ci ha assistito meglio».
Le condizioni erano estreme: temperatura altissima nel giorno, aria condizionata gelida la notte, bendati e ammanettati per lunghi periodi, e negata la possibilità di contattare un avvocato. Firmare un foglio garantiva l’espulsione in 72 ore, mentre ad altri partecipanti veniva negato anche questo diritto.
Il ritorno a casa e la situazione dei detenuti
A Istanbul, Mantovani e i compagni sono stati accolti dalle autorità locali, per poi rientrare in Italia. Tuttavia, altri 300 partecipanti alla Flotilla sono ancora detenuti a Ketziot, tra cui almeno 15 italiani, esposti a vessazioni e ritorsioni.

