Pubblicato il 15 Settembre 2025
Un’indagine chiusa senza risposte
L’inchiesta sulla morte di Angelo Onorato, architetto palermitano trovato senza vita il 25 maggio 2024, si è chiusa senza prove definitive. L’ipotesi prevalente resta quella del suicidio, ma la moglie, Francesca Donato, ex europarlamentare e oggi vicepresidente della Democrazia Cristiana, rifiuta con forza questa versione: «Angelo non si è ucciso. Qualcuno gli ha stretto quella fascetta al collo», ha dichiarato a Repubblica.
Le circostanze della morte
Onorato è stato ritrovato sul sedile di guida della sua auto, ferma vicino alla circonvallazione di Palermo, con una fascetta di plastica stretta al collo e la cintura allacciata. Accanto alla vettura è stata rinvenuta un’altra fascetta, anch’essa senza impronte.
Per Donato, questi dettagli sono incompatibili con l’idea del suicidio: «Mio marito non portava guanti. Se fosse stato lui ad applicare la fascetta, le sue impronte sarebbero rimaste».
Gli elementi che non convincono
Secondo l’ex eurodeputata, dal fascicolo emergono troppe contraddizioni:
- Assenza totale di impronte digitali sulle fascette.
- Ecchimosi ed escoriazioni sul volto e sulle braccia, che il medico legale ha definito compatibili con uno “strangolamento eteroindotto”.
- Impronte non utilizzate perché giudicate non idonee per la comparazione.
La scoperta dello sportello aperto
Un particolare emerso dalla perizia tecnica ha rafforzato i sospetti della donna:
alle 11,07 del giorno della morte, la centralina dell’auto ha registrato la voce “sportello aperto”. L’unico sportello trovato semiaperto era quello posteriore lato passeggero, incompatibile con la posizione di Onorato al momento del ritrovamento.
Le paure confessate da Angelo
Francesca Donato racconta che il marito, nei mesi precedenti, le aveva confidato timori concreti:
«Angelo si sentiva seguito, temeva di essere ucciso. A marzo mi disse chiaramente: “C’è qualcuno che potrebbe farmi del male”».
Secondo la moglie, il movente potrebbe essere legato ad alcune vicende della sua attività imprenditoriale.
La battaglia legale
Assistita dall’avvocato Vincenzo Lo Re, Donato annuncia opposizione alla richiesta di archiviazione: «Non ci fermeremo. Chiederemo che le indagini vadano avanti, perché io e i miei figli abbiamo diritto alla verità».

