Pubblicato il 12 Agosto 2025
Una crisi umanitaria senza precedenti
Da quasi due anni, la situazione a Gaza ha raggiunto livelli definiti catastrofici. Secondo le stime delle Nazioni Unite, più di 300mila bambini soffrono di malnutrizione acuta, mentre l’accesso a cibo, acqua potabile e aiuti umanitari continua a essere gravemente limitato.
Le cause principali sono il blocco imposto da Israele e i bombardamenti continui delle forze armate israeliane (IDF), che rendono quasi impossibile l’arrivo dei soccorsi.
L’allarme delle Nazioni Unite
Non è la prima volta che l’ONU denuncia la fame nella Striscia di Gaza, ma questa volta la dichiarazione ha il tono di una condanna globale. L’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha definito la situazione un “punto di non ritorno”, sottolineando che da ottobre 2023 sono già morti più di 100 bambini soltanto per malnutrizione.
Le autorità sanitarie palestinesi riferiscono di 222 vittime per fame, di cui oltre la metà sono minori.
Fame e devastazione sul campo
Nelle strade di Gaza si vedono corpi scheletrici, volti scavati e madri disperate che stringono bambini troppo leggeri per la loro età. Alcuni piccoli non riescono nemmeno a piangere, perché il corpo non ha più le energie necessarie. Gli occhi appaiono enormemente sproporzionati rispetto ai corpi emaciati, segno visibile della denutrizione estrema.
La fame come arma di guerra
Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) avverte che un terzo della popolazione non riesce a mangiare per giorni interi. La fame, in questo contesto, non è un effetto collaterale, ma viene descritta come una strategia deliberata: il blocco delle frontiere, la distruzione sistematica delle infrastrutture agricole e il controllo rigido sugli aiuti umanitari stanno soffocando ogni possibilità di sopravvivenza.

