Lo sviluppo tecnologico improvviso e intenso degli ultimi anni ha portato le nuove generazioni a vivere una vita totalmente diversa rispetto ai propri genitori o a chi li ha preceduti.
Sono la prima generazione nativa digitale. È davvero così? La Gen Z può essere considerata davvero una generazione di nativi digitali? E, se sì, in che modo si riflette questo sulla quotidianità degli adolescenti? Se c’è un dato incontrovertibile è che la Generazione Z, originariamente chiamati Homeland Generation, è la prima nata dopo la nascita del web, cresciuti all’indomani dell’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle e in un clima di paura e sfiducia.
Per la Gen Z, così, il vero rito di passaggio dall’infanzia all’adolescenza è rappresentato spesso dal possesso di uno smartphone o di un cellulare connesso a Internet: secondo una statistica del Pew Research Center, quasi tre quarti degli adolescenti di oggi ne ha uno, mentre appena il 12% di adolescenti non possiede un telefonino. Difficile pensare, allora, che qualsiasi azione quotidiana di questi giovanissimi non passi attraverso le tecnologie che si portano tutto il giorno “dietro”: la iGeneration, cioè, sarebbe la prima per cui la distinzione tra online e offline, tra vita reale e vita virtuale ha perso di senso e, ancora, la prima a vivere costantemente onlife.
Sono i nati tra il 1995 e il 2010, oggi hanno tra i 10 e i 25 anni, in Italia sono circa 8.8 milioni, di cui più di un milione nel mondo del lavoro. In maggioranza, sono i figli della X Generation (oggi, dai 40 ai 55 anni), non hanno mai conosciuto un mondo senza internet, smartphone o i-Pod
Mark Prensky, scrittore statunitense che ha coniato la definizione di “nativi digitali“, indica il 1985 come l’anno della grande svolta, dal quale i nuovi nati rientrano di diritto nella categoria dei millennials.
Nel 1985 inizia la diffusione di massa dei personal computer dotati di interfaccia grafica e dei sistemi operativi Windows. E’ l’inizio dell’informatica come la conosciamo oggi, una disciplina che contribuirà al cambiamento della società e del modo di vivere delle generazioni successive, del loro rapporto con gli altri e dei loro valori.
Anche conosciuti come Generazione Y (che sta per Yes), col termine millennials s’identificano tutti coloro che hanno raggiunto l’età adulta nel 21esimo secolo. Per alcuni i millennials sono semplicemente la generazione successiva alla cosiddetta Generation X, mentre per altri sono considerabili come tali solo gli individui definiti come “Nativi Digitali”, ovvero nati in un mondo dove è già fortemente presente la tecnologia digitale.
È stato Neil Howe nel 2000 a scrivere il libro “Millennials Rising”: il loro nome millennial deriva dal fatto che le loro idee, qualità, attitudini e valori si sono formate nel periodo di tempo nel quale vivono, ossia questo millennio. Sono figli di questo millennio, ecco perché millennial.
La familiarità dei millennials nativi digitali con la tecnologia di ogni grado e livello ha contribuito a creare in loro una sorta di parallelismo integrato tra ciò che è reale e ciò che è virtuale. Ad esasperare questa simbiosi tra realtà e mondo virtuale hanno contribuito i social network, Facebook e Twitter in primis.
In più di un’occasione gli esperti si sono interrogati sui rischi che provenivano da questa dipendenza dei più piccoli da tecnologie e ambienti digitali e sugli effetti che questo stato di costante connessione potesse avere su felicità e soddisfazione percepite, se non addirittura sulla salute mentale degli adolescenti. I risultati sono stati diversi, non sempre in perfetto accordo, se non quando si trattava di mostrare appunto come per i giovanissimi della Gen Z fosse impossibile distinguere la propria vita online da quello che succedeva appena disconnessi.
Ad oggi i millennials hanno un’età compresa tra i 25 e i 38 anni. Sono indipendenti, o almeno ci provano. La Generazione Y è cresciuta con la crisi economica degli anni 2000 ma crede, col duro lavoro, di poter raggiungere un’indipendenza economica, sono più responsabili, determinati, persino più parsimoniosi della generazione immediatamente precedente I millennials hanno bisogno di riconoscimento, di feedback, di una continua formazione e la ricerca di nuovi orizzonti del sapere, sono di mentalità aperta, cittadini del mondo, avventurosi, esperti nell’arte del “problem solving“, collaborativi, attenti alla politica più di quanto non si interessino i loro genitori e fortemente progressisti.
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