Ci sarà una seconda pandemia in autunno-inverno?

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Ma certo nessuno di noi ha la palla di vetro per sapere se ci sarà un seconda pandemia- afferma all’Adnkronos Salute Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che con Fauci ha collaborato nei primi anni ’90 – Le ipotesi che facciamo derivano dalle esperienze di precedenti pandemie influenzali, come la Spagnola del 1918, ma era un virus diverso. Dunque non mi sento di fare previsioni.
E’ invece “possibile una recrudescenza” di Sars-CoV-2 per il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, che non esclude l’eventualità di una seconda ondata “in autunno, quando le condizioni meteo favoriranno la diffusione di questo virus che potrà nascondersi tra i casi delle varie forme respiratorie virali”. Tuttavia, precisa l’esperto, “la previsione di una seconda ondata si basa sui comportamenti di virus pandemici del passato, che non è detto ci sia se manterremo una buona capacità di tracing dei focolai” come quelli che già si sono evidenziati per esempio all’Irccs San Raffaele Pisana di Roma e all’ospedale Niguarda di Milano.
Possibilista anche il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta: “Non lo sappiamo per certo – risponde – ma direi di si’, verso dicembre-gennaio prossimo”.
Per Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e professore emerito di Microbiologia dell’università di Padova, “nessuno lo sa con certezza e non mi aggiungo ai tanti divinatori che parlano in questi giorni. Possiamo solo dire che questa è la prima pandemia di coronavirus che l’umanità conosce, probabilmente i virus del raffreddore sono forme zoonotiche che si sono già stabilite nell’uomo, e per analogia con le pandemie influenzali del passato, la cui trasmissione cominciava di solito aprile, aveva uno stop in estate e tornava in autunno (la spagnola addirittura tornò ad agosto-settembre), possiamo affermare che c’è sempre un qualche ritorno dei virus pandemici a trasmissione respiratoria. Questo virus ha infettato oltre 7 milioni di persone riconosciute (ma ce ne saranno 5-6 volte di più) e potrebbe aver trovato il suo ospite naturale e rimane endogeno. Probabile, quindi, ma non ne siamo certi”.
Usa parole ancora più forti per dire che non è possibile fare previsioni Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell’ospedale San Raffaele di Milano: “Con coloro che oggi rispondono ‘sì’ o ‘no’ non voglio avere nulla a che fare”, taglia corto. Riguardo al dibattito su un’eventuale seconda ondata di casi Covid lo specialista si sente di esprimere solo un auspicio: “Se arriverà? Avendo combattuto la prima ondata spero di no”. Ma, assicura, “se arrivasse siamo pronti”.
Altrettanto drastico nel non sbilanciarsi è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova e direttore dell’Unità operativa complessa di microbiologia e virologia dell’azienda ospedaliera patavina: “Non lo può dire nessuno come e quando ci sarà la seconda ondata” di contagi da nuovo coronavirus. “Sicuramente al momento ci troviamo di fronte a una situazione in cui ci sono ancora molte persone infette, c’è ancora trasmissione. Recentemente a Padova abbiamo avuto un caso importato dalla Moldavia, una persona che si è sentita male ed è andata in ospedale. Esiste quindi ancora la possibilità di infettarsi e sicuramente di importare casi gravi da fuori Italia”. A me, aggiunge, “piacerebbe vederli sparire questi casi. E ho sempre detto: ogni nuovo caso è un caso di troppo. Bisogna mettersi in testa questo principio e finché non succede non credo che affronteremo la cosa nel modo giusto”.
Il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tarik Jašarević, ha ricordato che “insieme ai partner, l’Oms continua a lavorare per pianificare qualsiasi scenario. Sebbene non sia noto come si evolverà la pandemia, sulla base delle prove attuali, lo scenario più plausibile è quello di ondate epidemiche ricorrenti intervallate da periodi di trasmissione di basso livello”.

Non ci sarà una seconda ondata per il premio Nobel per la Medicina 2011 Bruce Beutler, immunologo e genetista americano. “Nella maggior parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti, sembra che il tasso di nuovi casi e il tasso di mortalità – risponde – stiano gradualmente diminuendo, anche se le persone hanno iniziato a uscire di nuovo, a tornare al lavoro e a interagire di più. Insieme ai lockdown, i cambiamenti nel comportamento (distanziamento sociale, uso di mascherine) sembrano avere avuto effetti protettivi. La popolazione non è così vulnerabile come all’inizio, quando nessuna di queste misure era stata intrapresa. Questo è vero, anche se attualmente solo una piccola percentuale della popolazione è stata infettata. Ma tutto ciò mi porta a pensare che non ci sarà una seconda ondata” di contagi da coronavirus.

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Redazione Nazionale

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