Pubblicato il 5 Giugno 2025
Gioielli per 300 milioni di euro resteranno patrimonio pubblico
Un tesoro composto da seimila diamanti e tremila perle, incastonati in diademi, collane e orecchini, dal valore stimato di circa 300 milioni di euro, non tornerà alla famiglia Savoia. Lo ha stabilito il Tribunale civile di Roma, che ha rigettato la richiesta di restituzione dei preziosi depositati presso la Banca d’Italia dall’ultimo re, Umberto II.
Emanuele Filiberto: “È un’umiliazione della verità”
La decisione ha suscitato l’ira dell’erede di Casa Savoia, Emanuele Filiberto, che in un’intervista al settimanale Oggi ha espresso la sua delusione: “Sono molto amareggiato, non per il valore economico, ma per l’umiliazione della verità”.
Secondo il principe, i gioielli della Corona non rappresentano solo ricchezza materiale, ma “sono simboli della storia unitaria dell’Italia e della monarchia costituzionale che ha servito il Paese fino all’ultimo giorno”. Una narrazione, questa, che intende ribadire il valore identitario di quei beni.
Verso la Corte Europea: risarcimento e restituzione in discussione
Alla luce della sentenza, la famiglia Savoia – attraverso Emanuele Filiberto e le zie Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice – starebbe valutando un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’obiettivo è duplice: ottenere la restituzione dei gioielli e richiedere un risarcimento per i beni immobili privati sequestrati a re Umberto.
“Si tratta di beni privati, acquisiti con fondi familiari o ereditati in secoli di storia. Non sono proprietà pubbliche”, afferma il principe. E aggiunge: “L’esproprio fu un atto di vendetta politica. A quasi 80 anni di distanza, proseguire su questa linea è uno scandalo nazionale”.
Accuse allo Stato italiano: “Promesse mai mantenute”
Emanuele Filiberto punta il dito anche contro lo Stato italiano, accusato di non aver rispettato gli accordi presi al momento della revoca dell’esilio per i discendenti maschi di Casa Savoia.
“Era stato firmato un accordo, attraverso l’ambasciata in Svizzera, con la Repubblica Italiana”, spiega, riferendosi a promesse di un’abitazione, una scorta simbolica e un ritorno dignitoso in patria per suo padre, mai mantenute.
“Nulla è accaduto. Tutto è stato negato”, conclude il principe, che ora si prepara a proseguire la battaglia legale sul piano internazionale.

