Pubblicato il 23 Settembre 2025
Il verdetto di Bruxelles
Al Parlamento europeo, la Commissione giuridica (Juri) ha respinto, con un voto risicatissimo di 13 a 12, la richiesta di revoca dell’immunità per Ilaria Salis. La decisione è arrivata a scrutinio segreto, su richiesta del gruppo dei Socialisti e Democratici, e rappresenta un primo passo importante in vista del voto decisivo in plenaria a Strasburgo previsto per ottobre.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato a caldo con amarezza: “Chi sbaglia, non paga”, definendo il verdetto un segnale sbagliato per i cittadini.
Il ruolo decisivo del PPE
Secondo fonti interne al Parlamento, a risultare determinanti sarebbero stati due eurodeputati del Partito Popolare Europeo, che avrebbero votato in dissenso rispetto alla linea attesa. La scelta ha suscitato l’ira della Lega, che ha accusato il Ppe di essersi schierato con la sinistra, parlando di una “eurovergogna targata sinistra e traditori del centrodestra”.
In una nota ufficiale, l’eurogruppo del Carroccio ha denunciato la decisione come un atto puramente politico:
- “Un colpo alla credibilità del Parlamento europeo”
- “Un segnale sbagliato: la legge non è uguale per tutti”
La posizione della Lega
Il partito guidato da Salvini considera il caso Salis un “precedente grave”, in grado di minare il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. La Lega parla di “sconfitta del diritto” e di un “arretramento dei principi di giustizia”.
Allo stesso tempo, i leghisti annunciano battaglia in vista della plenaria di ottobre: “Confidiamo che l’Aula saprà correggere questo errore, riaffermando lo Stato di diritto”. Tuttavia, le prassi parlamentari indicano che le decisioni delle Commissioni difficilmente vengono ribaltate in plenaria.
La reazione di Ilaria Salis
Dal canto suo, Ilaria Salis ha espresso soddisfazione per l’esito in Commissione, dichiarando:
- “Ho piena fiducia che il Parlamento confermerà questa scelta”.
- “La Commissione Juri ha difeso la mia immunità e l’indipendenza del Parlamento”.
La deputata italiana considera dunque la decisione un segnale positivo sulla centralità dello Stato di diritto e delle garanzie democratiche.

