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Influenza K: la nuova variante che sta facendo il giro del mondo, aumentano i casi in Italia

Pubblicato il 24 Dicembre 2025

La prima segnalazione è arrivata da New York, negli Stati Uniti, ma nel giro di pochi mesi la nuova variante influenzale si è diffusa a livello globale, con un impatto particolarmente evidente in diverse aree d’Europa. Gli esperti l’hanno ribattezzata influenza K o “super-flu”, un nome che richiama la sua elevata capacità di diffusione. Si tratta di una evoluzione del virus A/H3N2. Vediamo cosa sappiamo finora su origini, diffusione, sintomi ed effetti sui vaccini.

Dalle prime segnalazioni alla diffusione globale

Le prime tracce della variante risalgono a giugno 2025, quando a New York viene identificato il virus J.2.4.1, noto anche come sottoclade K, nell’ambito dei controlli molecolari sui viaggiatori condotti dai Cdc statunitensi.

Già a luglio, la variante era stata individuata nel Regno Unito, in Australia, in alcune zone di Africa e Asia e negli Stati Uniti. Nei mesi successivi la circolazione è aumentata rapidamente, fino a rendere l’influenza K prevalente anche in Italia, in concomitanza con il consueto incremento stagionale delle infezioni respiratorie acute.

Cosa dice la ricerca scientifica

Un’analisi pubblicata sulla rivista Jama ha fatto il punto sulla nuova variante, valutandone livello di rischio e possibili contromisure. Secondo lo studio, la variante K presenta numerose mutazioni nella proteina emoagglutinina, rispetto al ceppo incluso nel vaccino raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità per la stagione 2025-2026 nell’emisfero nord.

Molte di queste mutazioni interessano il dominio di legame del recettore, suggerendo cambiamenti antigenici rilevanti. I test sui sieri post-vaccinazione mostrano infatti una ridotta capacità di neutralizzazione nei confronti del sottoclade K.

Le origini: il virus A/H3N2

Il virus A/H3N2, da cui deriva la variante K, è comparso nella popolazione umana nel 1968, causando una pandemia con circa 100 mila morti negli Stati Uniti e un milione nel mondo. Da allora circola ininterrottamente ed è uno dei principali responsabili delle epidemie influenzali stagionali, insieme ai ceppi A/H1N1 e influenza B.

Gli esperti sottolineano che A/H3N2 è il ceppo con il più alto tasso evolutivo e spesso è associato a epidemie più severe, soprattutto negli anziani. Per questo motivo, la variante K potrebbe rendere la stagione influenzale più impegnativa del previsto.

Quanto proteggono i vaccini

Nonostante le mutazioni, i dati indicano che i vaccini continuano a offrire protezione contro le forme gravi di infezione da variante K. Un’analisi condotta nel Regno Unito mostra un’efficacia del 72-75% nei bambini, in gran parte vaccinati con formulazioni intranasali, e un’efficacia più bassa ma comunque significativa negli adulti vaccinati con vaccini iniettabili (32-39%).

Gli esperti ribadiscono l’importanza di aumentare la copertura vaccinale, soprattutto tra chi è a contatto con persone fragili o ad alto rischio di complicanze.

Il quadro secondo l’Oms

L’Organizzazione mondiale della sanità conferma che l’aumento dei casi è legato alla rapida diffusione del virus A/H3N2 J.2.4.1 (sottoclade K), in crescita costante dall’agosto 2025. Il virus presenta differenze genetiche significative rispetto ai ceppi H3N2 precedenti.

Nel Regno Unito, in particolare, l’impatto è stato rilevante, tanto che alcune scuole hanno reintrodotto misure di prevenzione già viste durante la pandemia. A livello globale si osserva un incremento dell’attività influenzale stagionale, in linea con l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale, anche se in alcune regioni l’aumento è stato più precoce e intenso del normale.

Nessun allarmismo, ma attenzione

Secondo Gianni Rezza, professore di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, non ci sono motivi per creare allarme. La variante K non appare più aggressiva delle precedenti. La vera novità è che le mutazioni comparse durante la stagione influenzale possono prolungare la curva epidemica, aumentando il numero di persone suscettibili.

Questo meccanismo favorisce una diffusione più rapida, soprattutto nei bambini piccoli, con un conseguente aumento del rischio di contagio anche tra gli anziani.

L’andamento dei contagi

L’aumento dei casi osservato in questo periodo è considerato fisiologico. I virus influenzali, in particolare H3N2, sono oggi predominanti e la variante K sembra essere la più diffusa. Tuttavia, l’andamento generale dei contagi è simile a quello della stagione 2023-2024, senza anomalie evidenti nella curva epidemica.

Il vero nodo critico

Il problema principale, sottolinea Rezza, emerge quando le mutazioni riducono l’efficacia dei vaccini. In questo scenario cresce il rischio di forme gravi tra anziani e fragili, con possibili ripercussioni sul sistema sanitario. Per questo è fondamentale vaccinare le persone a rischio e adottare comportamenti prudenti, come evitare contatti in caso di febbre o sintomi respiratori.

Le raccomandazioni per il periodo natalizio

In vista delle festività, il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, invita alla prudenza. Il Natale è tradizionalmente il periodo di massima diffusione dell’influenza, a causa dei numerosi contatti sociali.

Il consiglio è di proteggere in modo particolare anziani e persone con patologie, ricordando che i vaccini sono ancora disponibili e utili, soprattutto se il picco influenzale dovesse slittare nelle prossime settimane. L’attenzione e la prevenzione restano, anche quest’anno, il regalo più importante da fare ai propri cari.

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