Pubblicato il 24 Settembre 2024
“Gli andamenti demografici fanno prevedere un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi crescenti di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei Paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata”. E’ quel che si legge in un rapporto dell’Eurostat e che fa scattare l’allarme dell’Inps.
Perché Il sistema previdenziale italiano è a rischio squilibrio a causa di un’età media di uscita di 64,2 anni e dell’eccessiva generosità dei trattamenti rispetto all’ultima retribuzione.
Stando alla rilevazione Inps, l’età media di accesso alla pensione nel nostro Paese è decisamente bassa a causa di due fattori.
Innanzitutto, l’esistenza di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro, nonostante un’età legale a 67 anni, tra le più alte in Europa.
Oltre a questo, gli assegni sono in media generosi: il tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultima retribuzione percepita è infatti tra i più elevati in Ue, al 58,9%, quasi 14 punti percentuali sopra la media europea (45%).
In termini di importi medi, i trattamenti più elevati sono corrisposti in Lombardia, Trentino-Alto Adige e Lazio (oltre 1.400 euro lordi al mese) seguite da Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria ed Emilia-Romagna (oltre 1.300 euro).
Gli importi più bassi si registrano invece in Calabria (sotto ai 1.100 euro) e nelle regioni del Sud.
Per avere un sistema previdenziale solido, il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha ricordato che “Occorre offrire ai giovani opportunità di lavoro regolare, riducendone i tempi di transizione sia dal sistema di istruzione e formazione al lavoro, che da una occupazione all’altra, con adeguate misure di politiche attive del lavoro. Perché in un sistema contributivo “la pensione di domani si costruisce con il lavoro di oggi” .

