Pubblicato il 5 Aprile 2025
Sei ore di interrogatorio nel carcere di Regina Coeli non sono bastate a dissipare le ombre sul brutale omicidio di Ilaria Sula, la studentessa di 27 anni della Sapienza trovata cadavere in una scarpata a Capranica Prenestina. Mark Samson, 23 anni, ha ribadito quanto già ammesso nei giorni successivi alla scoperta del corpo: “L’ho uccisa per gelosia. Ma non l’ho premeditato. L’amavo”.
Il delitto in preda a un raptus: la ricostruzione
Durante l’interrogatorio condotto dal gip, Samson ha affermato di aver agito d’impulso, in un momento di cieca gelosia, dopo aver visto un messaggio arrivato sul telefono di Ilaria da un altro ragazzo. Il delitto sarebbe avvenuto il 26 marzo all’interno dell’appartamento di lui, in via Homs, nel quartiere Africano.
Il giovane ha raccontato di aver impugnato un coltello da cucina, portato in camera con la colazione, e di aver inferto tre fendenti al collo della vittima. Una quarta coltellata, superficiale, non sarebbe penetrata in profondità.
Il trasporto del corpo e l’occultamento
Dopo l’omicidio, Samson ha avvolto il corpo della giovane in un tappeto e lo ha riposto all’interno di una grossa valigia, poi caricata nella sua auto. Il cadavere è stato trasportato fino a Capranica Prenestina, ai piedi del Monte Guadagnolo, dove è rimasto una settimana nella scarpata, prima del ritrovamento il 2 aprile.
Il 23enne ha dichiarato di aver agito da solo, anche nella pulizia della scena del crimine, ma ha rifiutato di rispondere a domande specifiche sui genitori, sollevando sospetti sull’eventuale coinvolgimento della madre. Gli investigatori stanno approfondendo il suo ruolo.
L’autopsia e i sospetti
Secondo quanto emerso dall’autopsia, eseguita il 3 aprile presso l’istituto di medicina legale della Sapienza, Ilaria sarebbe morta a causa di una emorragia provocata dalle coltellate. La Procura contesta a Samson l’omicidio aggravato dal legame affettivo e l’occultamento di cadavere.
Non sono ancora stati ritrovati né l’arma del delitto né il cellulare della vittima, che l’indagato avrebbe utilizzato per ore dopo l’omicidio, prima di gettarlo in un tombino del quartiere Africano.
L’ombra della madre
Alcune dichiarazioni contraddittorie da parte della madre di Samson avrebbero spinto gli inquirenti ad accendere un faro sul suo comportamento nei giorni successivi alla scomparsa. L’ipotesi è che possa aver avuto un ruolo attivo o omissivo, in fase di occultamento del cadavere o nella ripulitura dell’appartamento. Nessuna misura è stata ancora adottata nei suoi confronti, ma gli accertamenti sono in corso.

