Pubblicato il 22 Maggio 2025
Un edificio anonimo nel cuore di Shenzhen nasconde un mercato parallelo globale
All’apparenza sembra uno dei tanti palazzi ordinari di Shenzhen, adornato da colonne coperte di striscioni propagandistici, tipiche delle megalopoli cinesi. Ma il Feiyang Times Building, nel quartiere tecnologico di Huaqiangbei, è tristemente noto in Cina come “l’edificio degli iPhone rubati”. È proprio qui che, al quarto piano, confluiscono molti degli iPhone sottratti in Europa, per essere rivenduti sul mercato nero asiatico.
Oltre 10.000 km per uno smartphone rubato
Gli iPhone rubati in città europee come Milano, Londra o Madrid compiono un tragitto di oltre diecimila chilometri per approdare in Cina, dove vengono smontati o rivenduti a prezzi ridotti. Tuttavia, se il dispositivo viene sbloccato dal codice e dal sistema “Activation Lock” di Apple, il suo valore può aumentare notevolmente.
Il Financial Times ha seguito il percorso di un iPhone 15 Pro rubato a Londra, localizzandolo grazie alla funzione “Dov’è” proprio all’interno del Feiyang Times Building. Dopo il furto, il telefono è passato per un negozio di riparazioni a nord di Londra, ha cambiato diverse mani nella capitale, per poi essere spedito in Asia: prima a Hong Kong, poi a Shenzhen.
Il ruolo chiave di Hong Kong nel traffico internazionale
Hong Kong si rivela un anello fondamentale della catena, grazie alla sua posizione strategica e al regime di porto franco che permette l’ingresso di merci senza dazi doganali rilevanti. È da qui che gli iPhone – sia modelli usati, restituiti o permutati, sia dispositivi frutto di furti – vengono trasferiti a Shenzhen, capitale del mercato parallelo dell’elettronica.
Anche se bloccato, ogni iPhone conserva un valore nei suoi componenti: schermo, batteria, fotocamera, scheda madre. Tuttavia, se il telefono viene sbloccato completamente, il prezzo di rivendita può più che raddoppiare.
Il lato oscuro: pressioni psicologiche sulle vittime
Superare la protezione Apple non è facile, ma i truffatori hanno affinato metodi alternativi. Come racconta il Financial Times, ricorrono a vere e proprie strategie psicologiche per forzare le vittime a sbloccare i dispositivi da remoto.
Chi attiva la modalità “Smarrimento” spesso lascia sullo schermo del telefono un contatto per eventuali ritrovamenti. I criminali lo sfruttano per inviare messaggi intimidatori, minacciando l’utente:
“Rimuovi il tuo telefono dal tuo account, altrimenti hackereremo le tue carte e contatteremo la tua famiglia.”
Il fine è uno solo: costringere la vittima a disattivare il blocco Apple. Ma è tutto un bluff: senza codice e credenziali, è impossibile accedere al contenuto del dispositivo.
Tuttavia, molti utenti inesperti, spaventati da queste minacce, finiscono per seguire le istruzioni dei truffatori, sbloccando involontariamente un iPhone che finirà sugli scaffali del Feiyang Times Building.
Un traffico globale che cresce sotto gli occhi del mondo
Questo sistema criminale si basa su una rete internazionale ben organizzata, che va dal borseggio nelle metropoli europee alla rivendita sofisticata nei centri commerciali hi-tech cinesi. E mentre Apple continua a rafforzare i suoi sistemi di sicurezza, le gang sfruttano ogni possibile debolezza umana per aggirarli.
Il risultato? Un telefono rubato in Italia potrebbe finire, perfettamente funzionante e rivenduto, a migliaia di chilometri di distanza, alimentando un’economia sommersa globale difficile da fermare.

