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Isernia, il sindaco in tenda davanti all’ospedale: protesta contro il futuro della sanità molisana

Pubblicato il 31 Dicembre 2025

La protesta simbolica davanti al Veneziale

Il sindaco di Isernia, Piero Castrataro, sta trascorrendo le notti al freddo in una tenda davanti all’ospedale Ferdinando Veneziale. Un gesto forte e simbolico per denunciare il progressivo definanziamento della sanità pubblica e le conseguenze del Piano Operativo Sanitario 2025-2027, che prevede una razionalizzazione dei servizi sanitari in Molise.

Da una parte c’è un territorio che teme di perdere presidi essenziali, dall’altra l’Azienda Sanitaria Regionale del Molise (ASReM) e i tecnici commissariali, che difendono le scelte basandosi su criteri di sicurezza, soglie minime di attività e normative nazionali. La linea è chiara: concentrare gli interventi complessi in poche strutture specializzate e ridurre o chiudere i piccoli ospedali di prossimità, considerati meno sicuri.

Una sanità in emergenza da oltre quindici anni

Per comprendere il contesto, occorre guardare alla storia recente della sanità molisana, che vive da oltre quindici anni in una condizione di emergenza strutturale. Nel 2009, durante il governo Berlusconi IV, lo Stato è intervenuto a causa dei conti in rosso, commissariando la Regione e imponendo rigide misure di contenimento della spesa.

Da quel momento, la priorità non è stata più il miglioramento dei servizi, ma il risparmio, con blocco delle assunzioni, tagli agli investimenti e riduzione dell’autonomia decisionale. Il commissariamento, nato come misura straordinaria, si è trasformato in un assetto permanente, indebolendo la capacità del sistema sanitario pubblico di rispondere ai bisogni di un territorio complesso e fragile.

Governance frammentata e responsabilità condivise

Negli ultimi vent’anni, il Molise ha visto alternarsi amministrazioni di diverso colore politico, con una prevalenza del centrodestra. Tuttavia, la lunga fase di commissariamento ha fatto sì che la gestione della sanità non fosse affidata a un unico assessore, ma risultasse distribuita tra presidente della Regione, giunta e struttura commissariale, spesso con deleghe condizionate dagli equilibri politici del momento.

ASReM e il peso crescente del privato accreditato

Il servizio sanitario pubblico regionale fa capo a un’unica struttura, l’ASReM, che gestisce ospedali, distretti, medicina territoriale ed emergenza-urgenza. Accanto al pubblico, però, si è sviluppato negli anni un privato accreditato sempre più centrale, con realtà come l’IRCCS Neuromed di Pozzilli e il Responsible Research Hospital di Campobasso, specializzate in prestazioni ad alta complessità.

Ne deriva un sistema che resta pubblico nei principi, ma che dipende sempre più dal privato convenzionato per garantire settori strategici dell’assistenza.

La rete ospedaliera e il modello Hub & Spoke

La sanità molisana è organizzata secondo il modello Hub & Spoke. L’ospedale Cardarelli di Campobasso rappresenta l’hub regionale, centro di riferimento per le emergenze più complesse. Gli ospedali di Isernia e Termoli svolgono invece il ruolo di spoke, assicurando pronto soccorso e attività di base, ma dipendendo dall’hub per i casi più gravi.

Volumi di attività e qualità delle cure

Una delle principali motivazioni utilizzate dai commissari per giustificare il ridimensionamento dell’ospedale di Isernia riguarda il rapporto tra numero di prestazioni e qualità degli esiti clinici, come previsto dal Decreto Ministeriale 70/2015. Secondo questo principio, strutture con volumi più elevati di interventi garantirebbero risultati migliori e minori complicanze.

Questo criterio è valido in molti ambiti della medicina, soprattutto per interventi complessi. Tuttavia, non tiene sempre conto del contesto territoriale, delle distanze e dell’accessibilità ai servizi, elementi cruciali in una regione come il Molise.

Il caso dell’emodinamica di Isernia

L’emodinamica di Isernia, fondamentale per il trattamento dell’infarto, è stata più volte al centro di ipotesi di ridimensionamento. Si tratta di una prestazione tempo-dipendente, dove ogni minuto può fare la differenza tra la vita e la morte.

Nel Programma Operativo Sanitario 2023-2025, Regione e struttura commissariale avevano deciso di mantenere tre centri di emodinamica (Campobasso, Termoli e Isernia), proprio a causa delle caratteristiche orografiche e demografiche dell’Alto Molise, che rischiano di compromettere la cosiddetta golden hour in caso di infarto. La domanda ora è: cosa è cambiato rispetto a pochi anni fa?

Accessibilità contro eccellenza

Il principio del “meglio pochi ospedali eccellenti che molti mediocri” ha senso solo se i cittadini possono raggiungere rapidamente quei centri di eccellenza. In Molise, però, la rete dei trasporti sanitari non è sempre efficiente e l’elisoccorso dipende spesso da convenzioni con regioni limitrofe. Tempi di percorrenza di 50-60 minuti possono diventare critici per infarti, parti difficili ed emergenze gravi.

Il nodo del punto nascita

Anche il punto nascita dell’ospedale Veneziale registra numeri inferiori alla soglia dei 500 parti annui, indicata dall’Accordo Stato-Regioni del 2010 come parametro di sicurezza. Questa soglia serve a garantire esperienza delle equipe e capacità di gestione delle emergenze, ma chiudere un reparto senza valide alternative di trasporto rapido significa trasferire il rischio sulle persone.

La domanda centrale resta aperta: può esistere qualità senza accessibilità?

Il significato della protesta

Il gesto del sindaco Piero Castrataro non risolve da solo i problemi strutturali della sanità molisana, ma ha il merito di riportare il dibattito al suo punto essenziale: la sanità non è solo una questione di numeri e bilanci, ma di diritti e di vita quotidiana delle persone. Un richiamo forte alla necessità di un welfare capace di colmare quello “spazio vuoto” che oggi pesa sulle comunità più fragili.

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