Pubblicato il 17 Ottobre 2025
Vertice a Palazzo Chigi: la premier Meloni chiude l’accordo dopo una giornata di tensioni
Dopo una lunga giornata di scontri interni, il centrodestra ha trovato la quadra sulla legge di Bilancio, in particolare sul nodo delle banche e delle assicurazioni. L’accordo è arrivato al termine di un vertice di maggioranza convocato da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, che ha permesso di sbloccare la situazione e portare la manovra in Consiglio dei ministri già domani mattina.
Al tavolo, oltre alla premier, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi e, in collegamento da Washington, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, impegnato al Fondo Monetario Internazionale. “Credo ai miracoli, e uno è accaduto”, ha scherzato Giorgetti con i cronisti, confermando che il vertice “è andato bene”.
Tassa sulle banche al 27,5%, ma con più misure e non solo sugli extraprofitti
Dalle prime indiscrezioni, l’intesa non prevede una singola tassa ma un pacchetto di interventi per raggiungere il gettito previsto, pari a 4,4 miliardi di euro. Tra le misure, spicca un’aliquota del 27,5% su banche e assicurazioni, con l’obbligo di liberare i depositi vincolati legati alla norma del 2023 sugli extraprofitti bancari.
Tuttavia, non si tratterà di una tassa sugli extraprofitti in senso stretto, come precisano fonti di Forza Italia, che ha voluto evitare qualunque misura “punitiva” per gli istituti di credito. L’accordo politico, raggiunto dopo ore di confronto, sarà ora condiviso con le banche, che dovranno valutare la proposta del governo.
Fibrillazioni nella maggioranza: scontro tra Lega e Forza Italia
La giornata era iniziata con forti tensioni tra Lega e Forza Italia, divise sul principio della tassazione. Antonio Tajani ha ribadito che “una tassa del genere sa di Urss e non ci sarà”, mentre Matteo Salvini ha insistito sulla necessità che “chi ha di più, dia di più”, definendo “doveroso” un contributo di 5 miliardi da parte delle banche “per sostenere famiglie e imprese”.
Gli istituti di credito restano cauti, in attesa di capire in che modo il governo intenda reperire 4,4 miliardi nel 2026 e oltre 11 in tre anni. Nel Documento programmatico di bilancio (Dpb), la misura appare strutturale e non una tantum, ma resta da definire la forma tecnica del contributo: si valuta se introdurre crediti d’imposta o una nuova imposta ridotta sul capitale accumulato.
Corsa contro il tempo per la legge di Bilancio da 18 miliardi
L’obiettivo è approvare la manovra da oltre 18 miliardi già nella riunione del Consiglio dei ministri di domani alle 11, evitando ulteriori slittamenti. Il testo dovrà anche affrontare i malumori dei ministeri sulla spending review, che nel 2025 varrà 2,3 miliardi di euro (pari allo 0,1% del PIL) e crescerà fino a 3 miliardi nel 2028.
Rottamazione e Irpef: trovata un’intesa di massima
Sembra chiusa anche la partita sulla rottamazione quinquies. Secondo fonti di maggioranza, l’accordo prevede una rateizzazione in 56 rate bimestrali per 9 anni, senza una prima rata più pesante. La pace fiscale non riguarderà le omesse dichiarazioni dei redditi.
Confermato anche il taglio dell’Irpef da 2,7 miliardi, che offrirà benefici limitati ai redditi più alti.
Famiglie, pensioni e nuove misure sociali
Sul fronte previdenziale, il Dpb conferma il congelamento dello scalino del 2027 solo per lavori gravosi e usuranti, anche se la Lega chiede di estendere la platea.
Per le famiglie, arriva un pacchetto da 1,6 miliardi di euro, che include il potenziamento del bonus per madri lavoratrici con almeno due figli (e redditi sotto i 40mila euro) e la riforma del caregiver familiare. Previsto inoltre un ampliamento delle detrazioni per chi ha un solo figlio e nuove regole sull’Isee, con l’esclusione della prima casa e un coefficiente rafforzato dal secondo figlio in poi.
Opposizioni all’attacco: “Una manovra che penalizza il ceto medio”
Il Movimento 5 Stelle accusa il governo di offrire “un piattino di lenticchie” al ceto medio e alle imprese, mentre il Partito Democratico parla di “una nuova mazzata per le famiglie italiane”. Per Alleanza Verdi e Sinistra, il taglio dell’Irpef si tradurrà in “appena 2 euro al mese” per i redditi più bassi.
In attesa del Cdm, resta il nodo finale: scrivere l’accordo in modo da tenere unita la maggioranza, garantendo l’equilibrio tra esigenze politiche, conti pubblici e promesse elettorali.

